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Tocca ad Andreotti «scaldare» l'Aula

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Nel giorno in cui Prodi recita, davanti ad un'Aula semi deserta, la sua unica versione dell'affaire Telecom, il vero protagonista della seduta è Giulio Andreotti. Il senatore a vita ha preso la parola come secondo tra gli iscritti a parlare ricevendo gli applausi di tutti i presenti. «Direi - ha esordito con un filo di ironia - che mi trovo avvantaggiato per un'attitudine alla comprensione: ho svolto, per un certo tempo, il suo mestiere, signor Presidente del Consiglio, e so quanto sia difficile». Quindi Andreotti ha invitato tutti a «venir fuori dal grande contributo di polemica che vi è stato» anche se non si è tirato indietro dall'esprimere un giudizio sulle polemiche di questi mesi. «Per esempio - ha detto -, si fa ingiustamente tutta una critica nei confronti degli enti e delle società di Stato del passato ma, in verità, anche con le privatizzazioni, che per alcuni momenti sembrarono un toccasana, abbiamo poi visto che non è tutt'oro quel che luce». Poi ha continuato: «Vi è poi un altro aspetto. Non sono riuscito a capire perché molti enti di previdenza e altri enti hanno smobilitato le loro risorse immobiliari, consentendo ad un gruppo di accentrare su di sé un potere immobiliare che sta creando molti problemi». Andreotti si è quindi rivolto direttamente a Prodi. «Signor Presidente del Consiglio - ha esordito -, sono contento che lei sia venuto in Senato e anche che l'accoglienza di quest'Assemblea sia stata migliore di quella avuta alla Camera dei deputati. Venga spesso in Senato e, se anche qualche volta ascolterà parole cattive, non fa niente, però, tenga conto che determinati indirizzi di oggi vanno riconsiderati. Il Senato nella scorsa legislatura era stato messo costituzionalmente su un binario morto». «L'elettorato - ha proseguito - non ha convalidato questo sistema e di ciò ne devono tenere conto sia i senatori eletti sia noi, senatori a vita». Il finale il senatore a vita l'ha riservato al ricordo di Ezio Vanoni, «il migliore modello di uomo politico e di uomo dell'economia che abbiamo mai avuto». «Ebbene - ha concluso -, non ho mai visto Ezio Vanoni guardare dall'alto la politica e non l'ho mai visto essere talmente preso dalla sola tecnica e specialmente non considerare quello che è giusto, cioè che i poteri elettivi, le Camere hanno una loro dignità e una loro forza». Applausi di tutti i senatori. Per un giorno, il vero protagonista di Palazzo Madama è stato ancora lui, Giulio Andreotti.

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