Palazzo Chigi punta sulle sue aziende
Anzi, una buona idea si potrebbe anche definire se non fosse per il trattamento così diverso che tali aziende si vedranno riconoscere. Si perchè se le imprese in difficoltà sono pubbliche allora è bene aprire a dismisura i cordoni della borsa. Se invece a passare i guai sono quelle private peggio per loro. Nella grande mole di articoli che compongono la Finanziaria ci si perde nei meandri di misure studiate per sostenere l'economia ma che possono generare l'effetto opposto. E' il caso dell'Art. 114 relativo appunto al Fondo per il salvataggio e la ristrutturazione delle imprese in difficoltà. Quello che in Europa definiscono senza troppe parole aiuto di Stato. «Per il finanziamento degli interventi consentiti dagli orientamenti Ue sugli sugli aiuti di Stato - si legge nel testo della Finanziaria - viene autorizzata la spesa di 15 milioni di euro per il 2007». Spesa che sale a 35 milioni di euro per il 2008 e il 2009. Ma qui arriva, come dire l'aiuto di Stato. Nell'articolo successivo infatti si legge che «per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009 è integrata di euro 600 milioni annui, ai fini della corresponsione dei corrispettivi per imprese pubbliche in relazione agli oneri di servizio pubblico». Vale a dire Trenitalia o Alitalia tanto per fare due nomi. Insomma, il solito schema dove si sovvenziona anche oltremisura la società pubblica o partecipata dallo Stato che spesso nemmeno funziona a dovere e si stringe la cinghia per il resto. «I Fondi a fondo perduto non sono mai serviti a nulla - tuona l'ex vice Ministro dell'Economia Mario Baldassarri - è una politica sbagliata. Basta guardare la Fiat: una volta scelta una giusta strategia con prodotti di qualità sono arrivati i risultati. Se avessimo proseguito con incentivi e rottamazioni forse non ci si troverrebbe ora con un'azienda che va bene. Onore al management». Una manovra complessa questa Finanziaria tanto che molti esponenti di maggioranza e opposizione debbono studiarla nel dettaglio. Uno studio a cui è impegnato anche il parlamentare di Forza Italia Renato Brunetta che intanto punta il dito soprattutto sulla mancanza di sviluppo. In attesa dei dettagli i conti ha provato a farli lo stesso Baldassarri, con una manovra alternativa basata unicamente sul taglio delle spese. Con simulazioni econometriche alla mano, si è anche cimentato in un convegno organizzato dall'associazione EconomiaReale facendo l'analisi del dna alla manovra varata dal governo, mostrando la possibilità di una contromanovra. L'ossigeno arriverebbe in particolare dalla voce «sussidi»: l'obiettivo è quello di sostituire quelli a fondo perduto con la «fiscalità zero sui nuovi investimenti e nuova occupazione», ovviamente entro i tetti stabiliti dall'Unione Europea. Stando alle simulazioni, infatti, l'entità della manovra 2007 in realtà è di 25 miliardi e non di oltre 33. « Dal totale, dice sempre l'ex vice-ministro all'Economia, bisognerebbe togliere i cinque miliardi che arrivano dal trasferimento del Tfr all'Inps (che rischiano la bocciatura da parte dell'Ue), sei degli otto miliardi generati dalla lotta all'evasione e all'elusione, e le entrate previste dalla tassazione delle rendite al 20%». Certo, ci tiene a sottolineare Baldassari, sono «numeretti», ma «sempre meglio le analisi econometriche che quelle nasometriche che vedo in giro. Si crescerà meno di quell'1,6% previsto per il Pil dal Dpef. Credo un punto percentuale in meno». Cifre a parte, comunque, resta una certezza. L'impianto complessivo di questa Finanziaria sembra ingabbiare lo sviluppo, aumentare la pressione fiscale e frenare i consumi.