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di PINO GIULIETTI SINDACI e presidenti di Provincia pronti alla rivolta contro il Governo.

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E se Prodi non ascolterà le loro ragioni e non modificherà gran parte della Manovra nella parte che riguarda gli enti locali, gli amministratori sono pronti all'assemblea pubblica a Roma «con gonfaloni e fasce». Questo in sintesi il contenuto dell'ordine del giorno siglato ieri da Anci (Associazione nazionale dei comuni italiani) e Upi (Unione Province d'Italia) che ieri al Campidoglio a Roma ha riunito il Consiglio direttivo. L'allarme arriva all'indomani della denuncia del sindaco della Capitale, Walter Veltroni, secondo cui questa Manovra mette a rischio la qualità e la quantità dei servizi. Gli amministratori locali puntano il dito innanzitutto contro la mancanza di un confronto sulle decisioni che «sono state assunte unilateralmente dal Governo», si legge nel documento. Nel merito, invece, viene sottolineato come la nuova Finanziaria rischia di mettere in ginocchio i bilanci degli enti locali, visto che «già la manovra finanziaria 2006 conteneva disposizioni per cui ad oggi, circa il 40% dei Comuni rischiano di non rispettare almeno uno dei quattro obiettivi imposti dal patto di stabilità interno, di cui il 26% per le spese sul personale». I rappresentanti degli enti locali fanno i conti: la Manovra determina un ulteriore aggravio a carico dei bilanci di Comuni e Province che determina un obiettivo finale pari 2,872 miliardi per i comuni ed a 670 milioni di euro per le province. «Oltre a una valutazione negativa relativa all'entità della manovra per Comuni e Province, va sottolineato come il metodo di calcolo del miglioramento del deficit indicato nel disegno di legge, rischia di creare, soprattutto per i Comuni, forti sperequazioni fra gli enti locali con picchi difficilmente sostenibili dalle amministrazioni». Le critiche non si fermano ai tagli, ma anche ai nuovi poteri che il Governo affida a sindaci, presidenti di Proincia e Governatori delle Regioni. Tutti, infatti, potranno mettere mano alle imposte locali per far quadrare i bilanci. «Anche il decreto legge contenente "disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria" - si legge ancora nel documento di Upi e Anci - contiene norme che rischiano di aumentare la pressione fiscale sugli immobili (Ici) attraverso operazioni centrali di revisione dei classamenti catastali e contestuale detrazione dei trasferimenti erariali a favore dei Comuni per l'importo derivante dal maggior gettito» Nella sostanza, viene spiegato, l'impostazione di questa legge finanziaria, cumulandosi agli effetti negativi delle leggi finanziarie da un decennio a questa parte, «provocherà un sostanziale ridimensionamento dei servizi alla cittadinanza (assistenza sociale, trasporti, strade, scuole, ecc.) e non risolve le emergenze delle città (smog, casa, etc.)». In particolare, «la norma di contenimento del debito produrrà una drastica riduzione degli investimenti con gravi conseguenze sullo sviluppo locale, sull'assetto del territorio e sulla crescita complessiva del paese». Molte le perplessità sulle norme di revisione del testo unico degli enti locali: «i temi trattati e la complessità delle regole richiedono un serio ed approfondito esame e chiedono di stralciare queste norme dalla legge finanziaria per inserire la trattazione di questi argomenti all'interno della nuova "Carta delle autonomie locali"». In particolare le nuove norme sullo status degli amministratori rischiano «di essere limitative per i diritti di partecipazione democratica degli assessori alla vita e all'azione amministrativa dei Comuni e delle Province in cui operano quotidianamente per il bene della comunità». Si fa riferimento in particolare alle disposizioni che eliminano il diritto all'aspettativa non retribuita per tutti quegli amministratori locali che non siano Sindaci, Presidenti di Provincia, Presidenti di Consiglio comunale e Presidenti di Consiglio provinciale, ed alla riduzione dei consiglieri e degli amministratori.

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