Previdenza
L'annuncio del ministro del Lavoro Cesare Damiano ha fatto seguito alle polemiche sulla decisione di trasferire in un fondo della Tesoreria presso l'Inps del 50% del Tfr maturando «inoptato», ovvero quello che i lavoratori sceglieranno di lasciare in azienda. Polemiche che sono proseguite anche ieri con la preoccupazione di imprese e sindacati sulla misura e con il timore espresso dal ministro per le politiche comunitarie Emma Bonino che la norma non abbia «coerenza comunitaria». «Vorrei aprire - ha detto Damiano nel corso di un convegno all'Inpdap - un tavolo di concertazione immediato con le parti sociali sul decollo della previdenza complementare per il settore pubblico e per quello privato. Il mio obiettivo è che ai fondi complementari aderiscano tutti. È vero - ha proseguito il ministro a proposito del Fondo presso l'Inps - che il trasferimento di una quota del Tfr può apparire come forzoso ma è vero che la Finanziaria prevede compensazioni per le imprese per un miliardo di euro nel 2008-2009 come minori oneri. Poi c'è la riduzione del cuneo fiscale. Non è vero quello che dicono che le imprese «ci danno sei miliardi e si prendono sei miliardì. Non c'è proporzione tra le due grandezze». E se la questione per le imprese è l'accesso al credito per compensare la rinuncia al Tfr come fonte di finanziamento (e qui Damiano ha annunciato che il Governo si farà carico del problema che esiste soprattutto per le piccole imprese) la misura potrebbe non essere in linea con le regole comunitarie. La Confindustria con il direttore generale Maurizio Beretta ha chiesto di trovare soluzioni per l'accesso al credito delle imprese chiedendo «compensazioni finanziarie» a fronte della rinuncia al Tfr.