di LAURA DELLA PASQUA L'OPPOSIZIONE parla di esproprio, il sindacato procede in ordine sparso (più dura ...
Ma anche all'interno della maggioranza, soprattutto tra i centristi, si è convinti che l'operazione sul Tfr potrebbe essere una buccia di banana dal punto di vista del rapporto con le aziende di minori dimensioni e di contro nemmeno tanto vantaggiosa per i conti pubblici. La Finanziaria stabilisce che dal 1° gennaio 2007 sarà istituito il fondo pubblico per raccogliere il Tfr dei lavoratori privati che sarà gestito dall'Inps. Questi soldi serviranno per finanziare opere infrastrutturali. Questo il meccanismo del prelievo: i lavoratori dal 1° luglio 2007 dovranno scegliere la destinazione del Trattamento di fine rapporto. Se cioè aderire ai fondi di previdenza integrativa o lasciare il Tfr all'azienda. In questo ultimo caso l'azienda dovrà versare al Fondo dell'Inps il 50% della liquidazione non destinata alla previdenza integrativa. Il ministero del Lavoro ha previsto dal prossimo gennaio sei mesi di campagna informativa per incentivare i lavoratori a aderire alla previdenza integrativa. È evidente però che valendo la formula del silenzio-assenso il governo avrebbe tutto l'interesse a che i lavoratori lascino il loro Tfr in azienda e che la metà di questo sia dirottato a finanziare opere pubbliche. Tant'è che nell'opposizione c'è chi paventa il ritorno, in forma mascherata, di una sorta di Iri. Il flusso del Tfr nel 2007 sarà pari a 18,933 miliardi e il governo stima che al Fondo di Tesoreria gestito dall'Inps, così come previsto dalla Finanziaria, andranno 6,009 miliardi. Un uguale importo rimarrà accantonato nelle aziende mentrè sarà pari a 6,916 miliardi l'ammontare che verrà investito in fondi di previdenza complementare. E sul Tfr si spacca il sindacato con la Cisl che spara a zero e la Cgil in evidente forte imbarazzo che si limita a chiedere un tavolo di confronto con il governo. «Non ci convince la linea unilaterale del Governo sulla cessione del tfr» afferma il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni. «È seccante essere stati scavalcati su una questione come il tfr che riguarda i soldi dei lavoratori e non si decide su questo scavalcando tutti». Parlando in generale della manovra fiscale del Governo, Bonanni ha detto che «le segreterie stanno preparando un documento unitario che tenga conto delle sensibilità di ciascuno», ma è ancora aperta la questione del fisco e del tfr perchè i sindacati «hanno chiesto un incontro urgente con il Governo». Rinacra la dose il segretario generale aggiunto della Cisl Pierpaolo Baretta. «La destinazione del 50% del Tfr all'Inps è uno scempio, fatto in finanziaria. In tre righe si toglie il 50% del Tfr ai lavoratori». Il provvedimento, secondo Baretta, «interviene sulla previdenza complementare, alterando l'equilibrio raggiunto con il decreto Maroni. Si tratta - conclude il sindacalista - di soldi dei lavoratori e operazioni di questo tipo si fanno con il confronto preventivo con le parti sociali». Più soft le dichiarazione del leader della Cgil Guglielmo Epifani. «Resta una preoccupazione sul Tfr. Chiederemo un incontro al governo per riprendere il filo della questione e vedere se si trova una soluzione». Ribadendo che l'impianto della manovra è «condivisibile» e «apprezzato unitariamente dal sindacato», Epifani ha sottolineato come nella Finanziaria ci sia «il segno dell'equità». Secondo il leader sindacale, infatti, sono da apprezzare «l'aumento dei progetti di investimento, la politica verso il Mezzogiorno e il fatto di dare di più a chi è più svantaggiato».