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Tra governo e magistrati la «luna di miele» è già finita

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Il punto è che si tratta di categorie che, nella scorsa legislatura, hanno dato non poco filo da torcere al governo Berlusconi. Una, storicamente vicina al centrosinistra, è quella dei magistrati. Per ora hanno già proclamato l'astensione dal lavoro i giudici amministrativi, mentre quelli contabili hanno indetto lo stato di agitazione. Ma anche i magistrati ordinari - la categoria più corposa del pianeta giustizia forte di più di novemila addetti - sembra marciare verso uno o più giorni di sciopero contro la norma della legge Finanziaria che taglia le loro retribuzioni, in particolare quelle dei più giovani. Le correnti nelle quali sono organizzate le «toghe», raccogliendo il «malumore» della base, stanno sollecitando l'Associazione Nazionale Magistrati a convocare il "parlamentino" per deliberare iniziative forti di protesta. E in assenza di un segnale di ripensamento da parte del governo, la riunione che dovrebbe proclamare la giornata o le giornate di astensione dal lavoro, magari accompagnate anche da altre iniziative, potrebbe tenersi già sabato prossimo, anche se la decisione sarà presa tra due giorni dalla giunta dell'Anm. «La base è infuriata, chiede più giorni di sciopero, come pure il ricorso allo sciopero bianco», spiega il segretario del Movimento per la Giustizia, Nino Condorelli. Un racconto confermato da Marcello Matera, leader di Unità per la Costituzione, che parla di mailing list delle correnti «invase» da messaggi di colleghi che invocano proteste forti. A far sentire la loro voce sono in queste ore soprattutto i più giovani, che sono i più penalizzati dall'intervento contenuto nella Finanziaria. Per le toghe a inizio carriera - il cui stipendio oggi è intorno ai duemila euro e dunque largamente inferiore a quello dei colleghi più anziani - il dimezzamento degli aumenti legati al passaggio alle qualifiche superiori e degli scatti biennali, si tradurrà in un taglio del 30 per cento delle loro prospettive retributive; con il risultato di allargare ulteriormente la forbice già forte tra i loro e gli stipendi dei colleghi a fine carriera. Una scelta giudicata «inaccettabile» da tutte le correnti, anche perchè compiuta dal governo «senza procedere ad alcun tipo di confronto con l'Anm». Ma il malumore delle toghe va oltre la Finanziaria. Si pensa al taglio degli stipendi dei magistrati «mentre nulla viene previsto per riportare, con adeguati stanziamenti la giustizia ad un minimo di efficienza», fa notare il segretario di Magistratura Democratica, Ignazio Juan Patrone, che parla di una «situazione catastrofica» con i magistrati che per svolgere il loro lavoro «devono farsi portare le risme di carta dagli avvocati». E, al fianco dei magistrati, scendono in campo anche i diplomatici. Qui a protestare è il Sndmae, il sindacato maggioritario della carriera diplomatica, che in passato aveva dato filo da torcere a Gianfranco Fini e all'ex premier Berlusconi. Con una lettera al ministro degli Esteri Massimo D'Alema, il sindacto ha preannunciato ier l'indizione di uno sciopero della categoria nel caso in cui il Consiglio dei ministri approvasse in sede di legge Finanziaria i tagli previsti ai fondi per il servizio all'estero. «Qualsiasi taglio - si legge in una nota del sindacato - avrebbe un effetto devastante. Ne deriverebbe infatti un grave pregiudizio all'operatività degli uffici italiani all'estero, a fronte di crescenti compiti che le vengono demandati (da ultimo la proposta Amato di istituire liste di collocamento nelle Ambasciate e nei Consolati), che renderebbero invece necessari il potenziamento e la riorganizzazione della Farnesina». «Il provvedimento - afferma il sindacato dei diplomatici - si tradurrebbe in una riduzione significativa dell'impiego di risorse umane nelle sedi estere, con conseguente, inevitabile riduzione delle attività».

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