Il partito di Rutelli
pensa già a come modificare la Manovra
È quello che arriva dalla Margherita nel merito della legge Finanziaria che oggi comincerà il suo iter parlamentare. Il partito di Francesco Rutelli sembra essere rimasto piuttosto «scottato» da una Manovra che, per il momento, si sta caratterizzando più come una Finanziaria di «sinistra-centro» che di «centro-sinistra». A testimonianza di questo l'intervista che il vicepremier ha rilasciato ieri al Corriere della Sera. Un'intervista nella quale Rutelli, pur lodando un testo con «un'ispirazione forte e condivisibile», rassicura: «Chiediamo un modesto sacrificio ai redditi medio-alti, ma a fronte di questo ci sono due cose assai importanti. Primo: Visco si è detto d'accordo per restituire al termine di due anni ai contribuentii proventi di un possibile accrescimento della pressione fiscale dovuto al recupero di evasione. Secondo: non c'è la tassa di successione. Non c'è e non ci sarà». Parole che unite alla frase «sono certo che da qui all'approvazione definitiva avremo molti ritocchi e miglioramenti», sono sembrate una sorta di difesa preventiva. E in effetti così sono state lette da una parte consistente del partito anche se c'è chi giura che Rutelli abbia solo tentato di invertire il modo in cui, in questi giorni, è stata comunicata la Manovra. «Si è parlato solo di tasse - dice un deputato rutelliano - è chiaro che, anche i nostri elettori, abbiano maturato qualche dubbio. Lo slogan "Anche i ricchi piangono", ad esempio, è uno slogan sbagliato perché chi fa piangere non raccoglie mai simpatie, neanche se fa piangere una persona antipatica. Rutelli ha cercato di invertire questi messaggi». Sarà, ma è un fatto che le critiche più dure alla Manovra, in questi giorni, sono arrivate proprio dalla Margherita. Ieri, ad esempio, il ministro per gli Affari Regionali Linda Lanzillotta è stata durissima. «Gli enti locali hanno ragione a protestare, hanno il mio appoggio - ha detto -. Se tagliamo loro le risorse non possiamo sviluppare il modello di welfare che abbiamo proposto al Paese». E anche Massimo Cacciari, sindaco Dl di Venezia, non si è certo risparmiato. Prima ha attaccato il governo per aver non aver considerato Venezia all'interno della Manovra, poi ha fatto una parziale marcia indietro dicendo che i fondi ci sono, ma, se si tratta di «finanziamenti fissi», sono «insufficienti». A loro si aggiunge il giudizio del Responsabile Finanza pubblica del partito Natale D'Amico che si è augurato che il Parlamento non lasci prevalere «l'eterno partito della spesa pubblica» e sappia ricondurre la Finanziaria verso «un equilibrio più prossimo a quello fissato nella risoluzione al Dpef». Insomma, pressata dagli amministratori locali e da una parte consistente del proprio elettorato, la Margherita è pronta a giocare all'attacco il «secondo tempo» della partita Finanziaria. Anche se, con molto realismo, il vicepresidente della Camera Pierluigi Castagnetti ammette: «È prevedibile che il grosso delle correzioni verrà fatto alla Camera dove il testo arriva in prima lettura e dove, i numeri della maggioranza, consentono una valutazione più pacata e finalizzata al miglioramento della Manovra». A palazzo Madama, però, l'ipotesi di un testo blindato non convince. Anche perché è proprio lì che, nelle ultime ore, il fronte del malumore si è allargato. Ieri, ad esempio, il «senatore-ministro» Clemente Mastella si è dichiarato «leale alla coalizione e al governo, ma anche critico». E anche l'ala liberal dei Ds guidata da Enrico Morando (che è presidente della commissione Bilancio del Senato) non è soddisfatta. «Dobbiamo ancora leggere la Manovra nel dettaglio - dicono - ma è chiaro che una Finanziaria che piace a Ferrero, difficilmente ci piacerà». Lo scontro tra riformisti e sinistra radicale è appena cominciato, ma c'è da giurare che non sarà uno scontro indolore anche perché, come ha detto Rutelli, l'unica cosa intoccabile sono i saldi, «da una manovra di 33 miliardi e mezzo non si torna indietro».