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La Cdl evita l'assalto

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Fini frena gli attacchi. Berlusconi: «Lasciamo che si facciamo male da soli

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Allora quando i deputati di An hanno cominciato a interrompere a ripetizione Romano Prodi, li ha richiamati all'ordine. «Lasciatelo perdere. Fatelo finire». L'ex ministro degli Esteri ha seguito tutte le comunicazioni del premier sul caso Telecom in una posizione inusuale. Al posto del solito banco, ne ha preferito uno in alto, nel secondo settore. Segreti oratori di chi conosce bene l'emiciclo di Montecitorio. Dall'alto l'acustica migliora. Anche nel suo intervento, il presidente di Alleanza nazionale ha preferito toni felpati. Non ha affondato il colpo. Fair Play? Realismo. In certi casi - è il ragionamento - il governo riesce a farsi benissimo male da solo. Anche Silvio Berlusconi ha adottato un atteggiamento low profile. È rimasto a lungo in aula. Ha preso appunti con attenzione. Non solo ha seguito l'intervento del presidente del Consiglio, ma si è trattenuto per sentire anche le repliche dei gruppi parlamentari. Unico momento di nervosismo, quando Prodi gli ha rinfacciato di essere stato a capo di un governo poco liberista in economia. Allora è stato visto roteare ansiosamente la montblanc tra le dita. Per il resto, il Cavaliere ha trascorso serenamente il suo pomeriggio parlamentare. Pure lui come Fini, non ha gradito gli eccessi di impeto. E ha richiamato all'ordine Elio Vito che urlava contro il governo. Berlusconi ha molto gradito l'intervento di Giulio Tremonti, che gli era seduto alle spalle. S'è girato più volte regalandogli gesti di approvazione. Prima di andare via, il Cavaliere s'è intrattenuto con i cronisti in Transatlantico. «Prodi - ha dichiarato - ha avuto un comportamento imbarazzante, anche provocatorio verso l'opposizione e il Parlamento. Il presidente del Consiglio ha dimostrato immaturità e nervosismo. Sono rimasto senza parole perché non c'è stato nessun chiarimento né nei confronti della sua maggioranza, né nei confronti dell'opposizione e tanto meno nei confronti del Paese. Preferisco non parlare. Per carità di Patria!». Quando è venuto il momento di Pier Ferdinando Casini, la squadra dei leader era così composta: Fini e Tremonti gomito a gomito. E il Cavaliere una fila avanti. Anche se un po' disturbato dalla fila interminabile di colleghi ansimanti per una stretta di mano, l'ex premier ha avuto modo di ascoltare l'intervento. E di confrontarsi a più riprese con i suoi due sodali. Più con sguardi di intesa che scambiandosi parole. Alla fine il giudizio è unanime. E positivo. Ancora Berlusconi: «Casini? Ha fatto un ottimo intervento, l'ho applaudito». Gianfranco Fini fa di più. Si allarga a fatica nel traffico di deputati in transito e arriva al banco dell'ex presidente della Camera. I due si scambiano qualche parola. Poi si salutano stringendosi la mano. Sempre Casini è stato oggetto del dialogo tra il Cavaliere e i deputati di Forza Italia. «Vuole correre da solo in Molise?», ha chiesto ai suoi. «Faccia pure. Per noi non è un problema, faremo lanostra campagna elettorale da soli, tanto a livello nazionale non superano il 4-5%».Sa. Da.

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