Il caso delle liquidazioni

Nello schema messo a punto in vista della Finanziaria da gennaio a giugno si dovrebbe svolgere la campagna informativa per illustrare ai lavoratori meccanismi e finalità della riforma. A luglio scatterebbe l'obbligo per il lavoratore di decidere la destinazione o meno della propria liquidazione alla previdenza complementare. Nel caso in cui il lavoratore decida di lasciare il tfr in azienda, il 65% sarebbe trasferito ad un apposito fondo costituito presso l'Inps mentre il 35% resterebbe in azienda. Il meccanismo avrebbe valore retroattivo nel senso che il trasferimento all'Inps o ai fondi pensione si contabilizza sull'intero anno. In finanziaria, secondo le ultime ipotesi, dovrebbe essere previsto anche il decollo del fondo di garanzia; le perplessità delle banche dovrebbero essere superate con la previsione dell'estensione agli istituti di credito della riduzione del cuneo fiscale.Ieri mattina il ministro del Lavoro, Cesare Damiano, aveva annunciato come «ipotesi molto fondata» ora allo studio del Governo che il decollo della previdenza complementare «venga anticipato a luglio 2007» invece che nel 2008. Le notizie sul Tfr hanno creato preoccupazione anche tra i sindacati. «Le notizie che annunciano in Finanziaria uno spostamento del 65% del TFR dalle imprese ad un fondo pubblico sono allarmanti» ha commentato il segretario aggiunto della Cisl, Pier Paolo Baretta spiegando che «si rischia di mettere in discussione l'intero impianto della previdenza complementare vanificando gli sforzi fatti in questi anni e anche in questi ultimi giorni sul tema più generale delle pensioni». E aggiunge: «nessuna informazione su questo orientamento è mai stata sottoposta al confronto» . «Mi auguro che il Governo anzichè introdurre in Finanziaria una decisione così compromettente per la previdenza complementare, affidi anche questo punto al tavolo che si aprirà all'inizio del prossimo anno sulla riforma del sistema previdenziale». Sull'ipotesi di destinare il tfr all'Inps il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani non si è detto contrario. «Non ho obiezioni - ha spiegato - sul trasferimento all'inps a condizione che si faccia decollare la previdenza integrativa. Conosco la contrarietà di confindustria e non voglio aprire un altro fronte, il governo apra un tavolo di confronto su una materia da concertazione».