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La sorella della vittima a Prodi

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«Mandate quei ragazzi a casa non sono carne da macello»

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È l'urlo di dolore lanciato da Barbara Langella, sorella del caporalmaggiore dell'Esercito ucciso. Un appello disperato, rivolto al presidente del Consiglio Prodi, al quale Barbara ricorda che «non si può lasciare morire i nostri ragazzi come carne da macello». Giorgio Langella aveva 31 anni e da 14 prestava servizio nell'Esercito. Il 28 luglio scorso era partito per Kabul, in Afghanistan. «Questa sarà la mia ultima missione», aveva confidato alla moglie. Ma alle 8 è stato ucciso in un attentato. Una bomba ha distrutto il blindato su cui viaggiava in compagnia di altri militari italiani rimasti feriti. Assieme al blindato, quella bomba ha distrutto anche due famiglie: una a Boves, in provincia di Cuneo, dove a piangerlo ci sono la moglie Francesca, con la quale si era unito in matrimonio l'11 settembre 2005, e Luigi, il figlio di prime nozze di lei; l'altra a Diano Marina, nell'imperiese, dove vivono la mamma Giuliana, il papà Carmine (Lino), operatore ecologico in congedo, e la sorella Barbara, in attesa di occupazione. L'altro ieri sera, Giorgio aveva fatto in tempo a salutare per l'ultima volta la moglie e ad augurarle la buonanotte. La giovane coppia viveva a Boves, poco lontano dalla caserma Vian del secondo reggimento Alpini dove il militare prestava servizio col grado di caporalmaggiore capo. Sognava di comprare casa, mettere su famiglia e avere dei figli. «Ci eravamo sentiti ieri sera (l'altro ieri sera), come sempre — spiega Francesca Fabbiano, 30 anni, dipendente di una ditta del cuneese che esegue servizi all'interno dello stabilimento Michelin — parlandoci e vedendoci con le web cam, su internet. Quando ho chiuso la telefonata mi è venuta una crisi di pianto. Come se avessi avuto un presentimento. Ci spedivamo molti sms, l'ultimo alle 18.30 di ieri, quando mi ha scritto: "Notte, amore, riposo un pò perchè alle 3 devo uscire con la blindo. Ti amo. Un bacio a te e a Luigi. Sei la mia principessa"». Ora a Francesca rimane la speranza di poter esaudire l'ultimo desiderio di Giorgio, quello di dare a Luigi il cognome Langella. E per questo lancia un appello al presidente della Repubblica Napolitano, affinchè siano superate le eventuali difficoltà burocratiche che si potrebbero frapporre. Ad avvisarla della morte del marito, alle 6, poco dopo l'inizio del suo turno di lavoro, è stato il capitano degli Alpini Andrea Gerondino. Francesca è svenuta. Quasi contemporaneamente il generale di brigata degli alpini, Pier Riccardo Meano, di Genova, avvertiva i genitori e la sorella, a Diano Marina.

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