Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

La Camera approva compatta il decreto Solo la Lega contraria. Ora tocca al Senato

default_image

  • a
  • a
  • a

Il decreto sulla partecipazione alla missione Unifil è passato a Montecitorio con una larghissima maggioranza al termine di una giornata partita male, con la notizia della morte a Kabul del caporal maggiore Giorgio Langella. Quando Fausto Bertinotti dà il via alla votazione finale sul decreto che finanzia la missione nel sud del Libano, una marea di luci verdi illumina i due schermi elettronici dell'aula. Voto quasi plebiscitario: 507 sì, 20 no. A favore tutta la maggioranza, e in più i deputati dell'Udc, di Forza Italia, e di Alleanza nazionale. Solo la Lega Nord vota contro. Ora il decreto passa all'esame del Senato, per l'approvazione definitiva. Il premier Romano Prodi lascia l'aula raggiante: «È stato il miglior risultato che ci si potesse aspettare. La maggioranza è stata compatta, l'opposizione divisa». Anche gli altri protagonisti della giornata, da Gianfranco Fini a Pier Ferdinando Casini a Massimo D'Alema, sono contenti. Silvio Berlusconi, che più di ogni altro nel centrodestra aveva manifestato dubbi e perplessità sull'invio dei militari italiani in Libano, si preoccupa di spiegare: «Il nostro voto è un voto ai nostri soldati, non al governo». Il miracolo del voto bipartisan si è realizzato grazie all'aiuto di un provvidenziale ordine del giorno che ha permesso al centrodestra di non votare contro una missione militare dell'Onu che ha il sostegno degli Usa. Un documento di appena tre righe, presentato con la prima firma del leader di An ed ex ministro degli Esteri Gianfranco Fini. Vi si esprime apprezzamento per lo spirito umanitario e il comportamento dei soldati italiani impegnati nelle missioni all'estero «sempre in linea con i valori espressi dall'articolo 11 della Costituzione». È la «prova d'amore» che il centrodestra chiede all'Unione. Difficile dissociarsi da un testo del genere. E infatti il ministro degli Esteri D'Alema dà subito il suo assenso. Fini ringrazia e rinuncia a far mettere in votazione l'ordine del giorno. Un problema in meno. Fini non rinuncia però a polemizzare con i pacifisti del centrosinistra: «Ci hanno accusato di aver violato la Costituzione, ora dicano che si sbagliavano». La Cdl può così votare il decreto senza patemi d'animo, perché può dire che è stato ufficialmente riconosciuto il carattere umanitario e costituzionale delle missioni in Iraq e in Afghanistan, decise dal governo Berlusconi. La maggioranza la pensa diversamente. L'ordine del giorno, sostiene il capogruppo dell'Ulivo Franceschini, mette in evidenza la correttezza del comportamento dei militari italiani, e nulla più. Il centrosinistra «non ha cambiato idea sull'Iraq». Si adombra anche il deputato di Rifondazione Ramon Mantovani, che trova riparo nei regolamenti parlamentari: il governo, accettando l'ordine del giorno, si impegna a rispettare il dispositivo (il sostegno alle forze armate) e non le premesse. Segue qualche attimo di nervosismo, con l'ex presidente della Camera che bacchetta Bertinotti per aver fatto parlare chi, a norma di regolamento, non ne aveva diritto. D'Alema resta impassibile, e lascia l'aula prima della votazione. Per lui, con il sì del centrodestra - Lega esclusa - la missione è compiuta. Ora la palla passa al Senato. Prevedibile una replica di quanto visto ieri a Montecitorio.

Dai blog