Anche la maggioranza ora vuol cambiare il decreto
Maggioranza e opposizione, salvo qualche defezione, sembrano essere sostanzialmente d'accordo sull'argomento. Alfredo Mantovano (An) parla di «modifiche significative» da apportare al decreto; il responsabile Giustizia dei Ds, Massimo Brutti, di «aggiustamenti». Ma al di là dei termini, sia nella maggioranza sia nella Cdl si fa sempre più strada l'esigenza di modificare il provvedimento, soprattutto laddove prevede la distruzione immediata delle intercettazioni illegali e ne affida il compito al pubblico ministero, anziché al giudice. Ieri la commissione Giustizia del Senato ha sentito sul tema il procuratore aggiunto di Milano, Armando Spataro, titolare dell'inchiesta su Abu Omar, che ha ribadito i suoi dubbi su alcune parti del decreto legge sulle intercettazioni illecite, a cominciare dalla norma che impone la distruzione immediata, rilanciando l'idea di un archivio segreto dove custodirle sino alla fine delle indagini. Un'audizione che ha confermato le perplessità già esistenti in entrambi gli schieramenti e che è stata secretata per volontà del presidente Cesare Salvi, che alla fine dei lavori richiama l'attenzione su quella che per lui è la questione chiave: «Non succede in nessuna parte del mondo che un corpo di reato sia distrutto subito; credo che non debba accadere nemmeno in Italia». Spataro parla per un'ora e mezza; e la sua è un'audizione a 360 gradi, in cui non mancano le domande sull'inchiesta della procura di Milano sulla centrale di spionaggio legata alla divisione sicurezza di Pirelli-Telecom. Ma il «cuore» è rappresentato dalle nuove norme che regolano le intercettazioni illegali. «Dopo averlo ascoltato si sono rafforzati i dubbi sulla conversione del decreto allo stato attuale» dice uno dei componenti della Commissione, Francesco D'Onofrio dell'Udc, secondo cui non si deve riflettere solo sulla distruzione immediata di quello che è a tutti gli effetti un «corpo di reato», cioè le intercettazioni illegali, ma anche sulle norme sulla pubblicazione: «C'è il rischio che gli unici a pagare in questa vicenda siano i giornalisti». Dal fronte dell'opposizione il più drastico è Mantovano: «Servono modifiche significative al decreto». Lapidario il leader della Cdl Silvio Berlusconi sullo scandalo intercettazioni: «Da quel che si capisce, perché la vicenda non è ancora chiara, l'unico elemento positivo per cui uno può essere sollevato, se così si può dire» è che quanto sta emergendo sulle intercettazioni appare come «un'accozzaglia di fatti e notizie messe insieme e non di registrazioni». Ma anche nella maggioranza serpeggiano le stesse perplessità. Contro la distruzione, per di più affidata al pm e non a un giudice si scaglia l'ez procuratore di Milano Gerardo D'Ambrosio (Ulivo). Questioni condivise da Brutti, che si dice ottimista sulla possibilità di trovare un accordo con l'opposizione. Intanto, la Camera ha incardinato ieri il provvedimento per l'istituzione di una commissione d'inchiesta sulle intercettazioni. Il testo viaggerà in parallelo con il decreto e con le proposte di legge sulle intercettazioni in discussione già presenti in commissione. Il via libera dall'Aula potrebbe arrivare entro un mese, anche se Rifondazione si dice contraria.