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Le accuse

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Una corruzione che, per l'accusa, «è opera di non poco momento in quanto si va a sovrapporre alla stessa operatività della Polis d'Istinto e ancor più a quella delle fantomatiche WCS e SRA (due società, nella ricostruzione degli inquirenti, utilizzate come «schermo» per nascondere proventi illeciti ndr.)». La procura, il 24 luglio scorso, data di deposito della richiesta, riteneva «provate» queste circostanze: l'agenzia Polis d'Istinto di Emanuele Cipriani (anchegli arrestato) «riceve la maggior parte dei propri incarichi dal gruppo Pirelli-Telecom». «Di questi incarichi - scrivono i pm - una percentuale ridotta viene effettivamente conferita con espresso mandato alla PDI (Polis d'Istino ndr), venendo a costituire le cc.dd. pratiche "grigie". Queste pratiche "ufficiali", registrate nei registri previsti dal Tulps sono in parte svolte con modalità corruttive in quanto, come risulta negli approfondimenti compiuti sulle "investigazioni" dei finanzieri Leuzzi e Mazzocca, nonché su quelle del poliziotto Mastrogiovanni, Cipriani utilizzava personale in servizio presso le forze di polizia». «In occasione di ogni incarico ufficiale - annotano i pm - venivano normalmente compiuti accertamenti presso i terminali in uso alle forze di polizia e all'anagrafe tributaria per acquisire informazioni riservate sulle persone oggetto di investigazione. Queste informazioni che si affiancavano a quelle oggetto delle pratiche ufficiali venivano trasmesse alla committenza su un c.d. appunto bianco, anonimo per l'appunto, e salvate in quella parte dell'archivio "Zeta", correlato con le c.d. pratiche 'grigie" chiamato "cestino"».

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