E la Margherita adesso rischia la spaccatura

Dopo la battaglia sulla fecondazione medicalmente assistita anche l'eutanasia genera un piccolo conflitto tra le diverse anime del partito di Francesco Rutelli. E, come accaduto in passato, il vicepremier scende in campo al fianco dei cattolici. Per la verità stavolta, la battaglia sembra essere meno cruenta del solito anche perchè, all'orizzonte, si intravede una soluzione: una discussione seria sul tema del testamento biologico. Nel frattempo, però, le posizioni confliggono. Dopo il diktat di domenica sera («È assurdo fare un dibattito politico»), ieri il vicepremier ha corretto un po' il tiro attraverso il suo portavoce Michele Anzaldi: «Dibattito in Parlamento per migliorare la legislazione sì; dibattito politico su singoli casi dolenti, da evitare». «Confondendo la acclarata disponibilità del centrosinistra sul tema del testamento biologico - ha detto Anzaldi -, e non certo sull'eutanasia, con dibattiti politici estemporanei su singole, dolorose vicende si può solo accrescere la confusione su una materia che esige serietà e una considerazione non strumentale verso la malattia e la maniera più adatta per affrontare le scelte sul tratto terminale della vita della persona umana». Parole che, però, non sembrano coincidere con quelle di un «rutelliano di ferro» come Roberto Giachetti che anzi, in un articolo che verrà pubblicato oggi dal quotidiano della Margherita Europa, apre sull'eutanasia. «Sono favorevole - scrive Giachetti - a che il Parlamento si confronti sul tema eutanasia, approfondisca, acquisisca conoscenze dal campo medico e scientifico ed elabori un testo in cui sia trovata una forma di garanzia per il malato che versa in condizioni di particolare gravità, che dovranno essere ben individuate, ed in ragione delle quali, avendolo preventivamente e espressamente richiesto, possa smettere di vivere in tali condizioni». Giachetti ricorda anche la battaglia sulla fecondazione assistita. «Forse - continua - che il tema della fecondazione assistita non poneva anch'esso interrogativi etici di rilevanza assoluta? In quel momento ci siamo forse sottratti all'ipotesi di un confronto ritenendolo addirittura irricevibile?» Ma dall'ala polare del partito arriva un netto stop. Per il vicepresidente della Camera Pierluigi Castagnetti «non è necessario essere cattolici per affermare la sacralità della vita e dunque la sua indisponibilità per chiunque a partire dal soggetto titolare sino ai medici e ancor meno lo Stato. È questo un principio laico illuminato dalla fede ma non necessariamente verità trascendente la ragione. Anzi è la ragione che ci impedisce di consegnare allo Stato il potere di decidere se, quando e come far cessare la vita, sia pure su indicazione del soggetto interessato o suo fiduciario». «Dunque - continua - se si vuole aprire un dibattito parlamentare sul testamento biologico è giusto che lo si faccia ben sapendo che il legislatore deve fermarsi prima della soglia estrema della morte procurata». E la posizione di Castagnetti sembra corrispondere pienamente con la poposta di legge presentata al Senato dalle colleghe di partito Paola Binetti ed Emanuela Baio Dossi. Una proposta che dice un netto no all'eutanasia e punta, invece, sulla dichiarazione anticipata di trattamento sanitario, sulla capacità decisionale del malato, sulla figura del curatore e del fiduciario e sul ruolo assegnato ad un comitato etico che dovrà vagliare le diverse situazioni compresi gli eventuali effetti collaterali.