di LAURA DELLA PASQUA LE TENSIONI all'interno della maggioranza non si sono placate.
I Comunisti hanno ribadito che voteranno la Finanziaria solo se sarà in linea con il programma previsto dal programma dell'Unione. Il che significa no ai tagli alla spesa sociale. Ma siccome la coperta è corta e le cifre non si toccano resta il rebus di dove andare a trovare i fondi per ripianare il deficit di bilancio e per lo sviluppo. Il ministro Ferrero ha detto che le risorse «vanno recuperate sul fronte delle entrate non certo su quello dei tagli». Il che significa maggiori imposte. Ecco quindi che sono rispuntati i ticket sul pronto soccorso non urgente, day hospital, la diagnostica, le analisi, la specialistica. Il leader della Cisl Bonanni ha già acceso semaforo verde. Circa 80 miliardi il governo conta di recuperarli dai tagli alla spesa farmaceutica, esclusi i farmaci. La sanità contribuirà per circa 3 miliardi, pari al 10% del totale, sull'intera manovra. Giro di vite anche per i dipendenti pubblici. Per rinnovare il contratto ci sarà solo 1 miliardo. Tant'è che i sindacati che ne reclamano almeno tre, hanno già minacciato lo sciopero. C'è poi il capitolo fiscale a base di recupero della tassa di successione, aumento dell'imposta sulle rendite finanziarie e incremento dell'addizionale regionale. Imposte e tagli serviranno a finanziare misure che dovrebbero essere gradite alla sinistra. Fisco — Tra le ipotesi sul tappeto il ritorno di detrazioni fiscali per i figli a carico e una modifica della curva dell'Irpef, senza però ritoccare troppo le aliquote. Verrebbe smontata la no-tax area, per la quale non si pagavano tasse sui redditi fino a 7.000-7.500 euro, sostituendola con le detrazioni che sarebbero però più sostanziose del passato: tra le risorse che saranno così restituite ci sarebbero infatti anche i 3,5 miliardi del «cuneo fiscale» da ridurre ai lavoratori dipendenti. Alla fine, così, la soglia di reddito sotto la quale non si pagano le tasse sarebbe superiore all'attuale livello dei 7.000-7.500 euro. Le aliquote non subirebbero grandi modifiche. Non sarà toccata l'aliquota minima del 23% ma molto probabilmente saranno cambiati gli scaglioni di reddito. L'aliquota più alta, del 43%, che ora parte dai 100.000 euro potrebbe essere fatta partire da una soglia decisamente più bassa, probabilmente attorno ai 70 mila euro. La verà novità sarebbe però rappresentata dalla demolizione della no-tax area, ora realizzata attraverso deduzioni. Ora lo sconto consente di non pagare le imposte su 7.000 euro, riducendo direttamente il reddito imponibile. Il nuovo meccanismo di sconto sarebbe invece realizzato con le detrazioni: sono sconti che si applicano direttamente sull'imposta che, con un decalage, avranno un impatto maggiore sui redditi più bassi fino ad annullarsi per quelli più alti. Pensioni — Sembra ormai certa la chiusura nel 2007 di una delle quattro finestre per le pensioni di anzianità (anzichè due come ipotizzato in un primo momento) e il riposizionamento delle tre restanti ogni quattro mesi. Si va poi verso la proroga (di due o tre anni) del contributo di solidarietà del 3% sulle pensioni d'oro. Il governo intende ampliare la platea che ora interessa circa 700 posizioni. Per i parasubordinati si progetta un aumento delle aliquote (probabilmente di tre punti) e una migliore copertura dei periodi di malattia e maternità.