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di GIANNI DI CAPUA SULL'eutanasia scende in campo la Chiesa.

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Ieri anche il Vaticano è intervenuto per sgombrare il campo da ogni equivoco. Lo ha fatto attraverso il cardinale Javier Lozano Barragan, il ministro della Salute di Benedetto XVI, che ha detto di osservare con «grande preoccupazione» il dibattito che si sta sviluppando. «Innanzitutto occorre fare chiarezza sui termini. Eutanasia - ha spiegato in un'intervista all'Ansa il porporato - è quell'azione od omissione destinata a causare la morte di un malato terminale. Per la Chiesa equivale ad un assassinio "sic et simpliciter" e, dunque, non si può mai permettere. Lo vieta il quinto comandamento. La legge del Signore è chiarissima in proposito e non ammette ambiguità: non si deve uccidere». Per contro il cardinale messicano, a capo del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, non ha chiuso la strada al testamento biologico a patto però che non sia un «cavallo di Troia» per l'eutanasia. «Occorre, infatti, specificare se il testamento biologico include o meno l'ipotesi di eutanasia - ha continuato -. In tal caso, è ovvio, che per la morale della Chiesa l'ipotesi non potrà essere accettata. Se invece il testamento biologico viene introdotto solo per dire "no" all'accanimento terapeutico, allora può anche essere accettato. Ma il discrimine è che non vi sia eutanasia». Il cardinale Barragan ha citato il Vangelo e i testi del Magistero in materia per mostrare la linearità della Chiesa nel difendere la vita, ma ha evitato accuratamente di fare commenti sul dibattito politico in corso in Italia preferendo parlare in generale. «Cosa è l'accanimento terapeutico? - si è poi domandato - Anche in questo caso è bene essere precisi ad utilizzare le parole. Si è di fronte all'accanimento quando l'uso di medicamenti non fanno altro che causare l'agonia di un malato terminale destinato a morte inevitabile. Le cure, in questo caso, non curano ma aggravano la situazione del paziente». «Per la Chiesa - ha aggiunto il cardinale - i due aspetti restano ben distinti. L'eutanasia, attiva o passiva equivale ad un assassinio. L'accanimento terapeutico, invece, è qualcosa che non si dovrebbe fare. Tuttavia non si proibisce se si ritiene di interrompere procedure mediche onerose, pericolose, straordinarie o sproporzionate rispetto ai risultati sperati. Fermo restando che si deve essere ben coscienti che la idratazione e l'alimentazione di un paziente terminale non fanno parte dell'accanimento terapeutico». Ma cosa dice la Chiesa davanti a casi analoghi a quello di Piergiorgio Welby? «Il pensiero della Chiesa davanti al problema gravissimo di un malato terminale - ha risposto - afferma che si proceda con le cure palliative, per lenire il dolore, mediante tutti i mezzi che fornisce la medicina moderna. Vorrei solo dire davanti a tante leggi che avanzano in tal senso, che la Chiesa propone una dottrina ma non la impone mai. Noi affermiamo che il cammino della vita esclude l'eutanasia che equivale ad un cammino di morte. L'uomo ha sempre il libero arbitrio, tuttavia questo non ci toglie l'obbligo di mettere in guardia l'uomo da evitare un percorso di morte. La persona umana va difesa fino alla fine». Quanto ai parlamentari cattolici che in qualunque Parlamento si trovano di fronte all'avanzata di progetti di legge tesi ad aprire la strada alla dolce morte, secondo Barragan, «devono sempre esprimere il pensiero cattolico nelle sedi competenti, secondo le regole e le procedure democratiche. Essi hanno l'obbligo morale di esporre il Magistero e la posizione del Vangelo facendo presente che l'eutanasia è morte, che è un assassinio. Per la Chiesa la difesa della vita è al centro di tutto». Infine il cardinale ha rivolto un appello: «Occorre che i parlamentari cattolici siano coerenti, ovviamente procedendo secondo le regole democratiche». Le parole del porporato hanno scatenato l'

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