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di GIULIO STRADA L'EUTANASIA e il caso di Piergiorgio Welby spaccano le istituzioni.

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Ma le loro sono posizioni difficilmente conciliabili. Fausto Bertinotti si associa alle parole del Capo dello Stato che, rispondendo all'appello del malato, si è detto disponibile a «riflettere» sul tema dell'eutanasia. «Considero le parole del presidente della Repubblica - ha detto Bertinotti in Sicilia, dove si trovava per inaugurare il nuovo allestimento del Museo della Fondazione Orestiadi - parole di grande sensibilità e civiltà». Di avviso ben diverso è Franco Marini, presidente del Senato, che ieri ha dichiarato: «Eutanasia è una parola che per me non esiste, non ha spazio nel mio vocabolario». Marini dice con nettezza il suo no all'eutanasia mentre apre sul testamento biologico. «Il presidente della commissione Sanità del Senato - prosegue la seconda carica dello Stato - uno scienziato e un luminare, Ignazio Marino, mi ha detto che dalla settimana prossima cominceranno a Palazzo Madama le audizioni sul testamento biologico. Ecco, credo che in quella direzione si può lavorare seriamente». La spaccatura che divide le massime cariche dello Stato risalta ancora di più perché arriva a pochi giorni di distanza dall'alleanza tra il presidente della Camera e del Senato sul caso Telecom. In quell'occasione Marini e Bertinotti hanno fatto fronte comune nel convincere il presidente del Consiglio a riferire di persona a Montecitorio e poi a Palazzo Madama. Sull'audizione del premier in Parlamento, i due ex sindacalisti si sono comportati come novelli «Collina», svolgendo alla perfezione il loro ruolo super partes. Una coppia di «arbitri» che ha cercato di far rispettare le regole alle due «squadre» contrapposte. Presidente della Camera e del Senato uniti nella difesa delle prerogative del Parlamento. Ambedue, chi in un modo e chi in un altro, hanno avuto un ruolo determinante nel farsi portavoce delle istanze del Paese. L'eutanasia, però, è un tema che scuote le coscienze, spacca le alleanze e porta su posizioni contrapposte anche chi, almeno sulla carta, naviga sulla stessa «barca». La divisione sull'eutanasia funge da cartina di tornasole: riporta alla luce e rende evidenti le storie e il passato dei due esponenti istituzionali. Entrambi sindacalisti, questo sì, ma provenienti da due sponde sindacali che, spesso, si sono trovate anche molto distanti l'una dall'altra. Non saranno Don Camillo e Peppone ma certo, in queste ore, marcano tutte le loro differenze. Un passato nella Cisl per Marini, una lunga militanza nella Cgil per Bertinotti. Accomunati dalla difesa dei diritti dei lavoratori ma partendo da posizioni radicalmente diverse. La posizione cattolica di Franco Marini e la difesa della sacralità della vita si scontrano in questa circostanza con la visione laica del presidente della Camera. In ogni caso, a questo punto la domanda è: cosa succederà ora nei due rami del Parlamento? Da una parte si assisterà a un ordine del giorno di Montecitorio che prevede una discussione sull'eutanasia e dall'altra a una sorta di boicottaggio da parte di Palazzo Madama? Insomma i due sindacalisti si sono divisi e solo il tempo ci dirà se siamo di fronte a una separazione senza ritorno o ancora rimediabile. A onor del vero, questa non è la prima volta in cui Marini e Bertinotti si sono trovati su posizioni contrapposte. Basta andare con la mente alla discussione sul tema dell'allargamento della maggioranza. Anche in quella circostanza Marini e Bertinotti la vedevano diversamente. Il presidente della Camera si trovava su posizioni «prodiane» ed era convnto della necessità di allargare la base parlamentare della maggioranza attraverso il coinvolgimento di esponenti del centrodestra. Su posizioni radicalmente diverse Franco Marini, convinto dell'opportunità di creare sinergie e convergenze con il centrodestra soltanto su singoli temi e punti programmatici. Come dire è giusto aumentare la base di consenso della maggioranza ma senza compromettersi più del necessario.

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