Ieri l'editoriale durante il telegiornale delle 20
Inizia così l'editoriale di commiato con il quale ieri nell'edizione delle 20 del Tg1, Clemente J. Mimun ha dato l'addio alla guida del primo telegiornale nazionale e si è congedato dai telespettatori dopo una lunga stagione di successi. «In moltissimi - afferma Mimun - mi avete scritto chiedendomi come si spiega l'essere sostituiti, nonostante la riconquista di un netto primato sulla concorrenza, tante innovazioni ed una corretta gestione economica. Altri ancora hanno espresso in modo netto l'opinione secondo cui quel che avviene, non essendo giustificato dai risultati, è dovuto a ragioni diverse, tutte politiche. Insomma, vi siete fatti una domanda e vi siete dati anche una risposta. Per quel che mi riguarda tranquilli: da me - assicura Mimun - nessuna polemica, men che mai sceneggiate, o bigliettini da esibire e sventolare. Confido nel tempo che è galantuomo». «Voglio piuttosto ringraziare tutti i lavoratori del Tg1 e i colleghi della direzione per la loro pazienza e il grande impegno di questi anni. Ma devo un ringraziamento soprattutto alla Rai per avermi dato fiducia per 12 anni di fila, e dire che di consigli d'amministrazione e di governi ne son passati tanti e d'ogni segno, offrendomi la possibilità di realizzare 45 mila edizioni di telegiornali,migliaia di ore di speciali, prima al Tg2, poi al Tg1». «Penso d'aver lavorato molto, con onestà intellettuale e la volontà di assicurare il massimo della completezza. Non sono, naturalmente, mancati anche gli errori, ma solo chi non fa non sbaglia. Tuttavia - osserva Mimun - se a guardare il Tg1 tutti i giorni, per 13 edizioni al dì, siete stati così tanti qualcosa vorrà pur dire. Spero significhi che abbiamo saputo conquistare la vostra fiducia e che abbiate capito che ce l'abbiamo sempre e comunque messa tutta». «S'è fatto tardi, è ora di salutarvi da questa scatoletta magica. Pensate - conclude il direttore del Tg1 - dovrebbe soprattutto informare, intrattenere, insomma fare compagnia e, invece,come sapete, è stata, è, e temo sarà sempre, al centro di guerre campali....» E Mimun riceve l'elogio di Mario Landolfi, presidente della commissione di Vigilanza sulla Rai: «Clemente Mimun ha lasciato il Tg1 con grande dignità confermando, e non ve n'era bisogno, di essere un signore oltre che un grande professionista». Ora tocca a Riotta firmare il Tg1. E forse - come gli ha chiesto esplicitamente il presidente della Camera, Fausto Bertinotti - il nuovo direttore eliminerà «il panino». Una tecnica giornalistica ormai consolidata su tutti i notiziari Rai - anche se con varianti diverse tra di loro - e utilizzata per confezionare la nota politica di giornata. Basta riservare - in un servizio fatto esclusivamente di dichiarazioni che dura intorno ai due minuti - un terzo del tempo al governo, un terzo all'opposizione e un terzo alla maggioranza, con qualche scampolo alle istituzioni e ai «cespugli». È questo «il panino» (anche detto regola dei tre terzi), che i cronometristi dell'Osservatorio di Pavia seguono come un comandamento. Una regoletta introdotta dall'ex presidente Rai, Roberto Zaccaria, che la mutuò dal Csa francese (Conseil superieur de l'Audiovisuel), e che il presidente Rai Claudio Petruccioli ha deciso in accordo con il cda di mettere da parte almeno in campagna elettorale chiedendo ai direttori di rispolverare il classico «bidone», anzi i «due bidoni»: due pastoni politici uno per il centrodestra e l'altro per il centrosinistra.