I direttori dei Tg: «Decreto giusto»
«Era ora che si varasse un decreto come questo», commenta il direttore del Tg5 Carlo Rossella che giudica «un buon lavoro» il decreto legge messo a punto dal governo sul tema delle intercettazioni. «I cittadini italiani devono ringraziare il ministro Mastella — afferma — che si è fatto parte in causa per ottenere al più presto un provvedimento che ponga fine al terribile andazzo di violare la privacy distribuendo a giornali e tv testi che, di fatto, danneggiavano in maniera distruttiva la reputazione di tante persone». Rossella, oltre al compiacimento, esprime anche un auspicio: «Mi auguro che, ora, non si trovino nuove scorciatoie per sfuggire al rigore della legge». Quanto alle sanzioni pecuniarie previste per editori, direttori e vicedirettori che dovessero pubblicare il contenuto delle intercettazioni, il direttore del Tg5 le giudica «giuste». «Del resto — osserva — anche in altri Paesi esistono sanzioni simili; e non si deve dimenticare che la reputazione di una persona vale più di qualsiasi sanzione pecuniaria che si dovesse infliggere». Sempre in casa Mediaset, sulla stessa lunghezza d'onda di Carlo Rossella si sintonizza il direttore del Tg4, Emilio Fede: «Il decreto sulle intercettazioni doveva arrivare ed è arrivato: meglio tardi che mai». «Spero che ora, fatta la legge, non si trovi l'inganno — aggiunge — Ma il rispetto della privacy deve essere sacrosanto. Gli arresti mai, ma le multe sono utili ad aiutarci a riflettere sui riflessi del comportamento degli organi di informazione e sulle conseguenze che possono avere a danno di persone ingiustamente colpite». Parzialmente positivo anche il giudizio della Federazione degli editori: «La Fieg valuta positivamente lo sforzo del Governo di mettere fine al fenomeno delle intercettazioni abusive», ha detto il presidente della Fieg Boris Bianchieri. Che però avverte: «Non può peraltro non mettere in guardia contro il rischio che la sua applicazione, anzichè punire i veri responsabili, colpisca con misure sanzionatorie chi adempie, editori e giornalisti, con correttezza e in buona fede al dovere di informare e in particolare chi come l'editore, non ha potere di controllo sui contenuti pubblicati, traducendosi così in una pericolosa limitazione della liberta» di informazione e stampa sancita dalla Costituzione».