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Vegas: «Vuole solo colpire il ceto medio»

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L'ex viceministro dell'Economia: tra addizionali e maggiori imposte sarà un massacro

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Dal taglio del cuneo fiscale all'abolizione del secondo modulo fiscale voluto da Tremonti, alle maggiori imposte che metteranno gli enti locali, sarà una vera trasfusione di sangue per i contribuenti. E allora addio consumi e investimenti». È un'analisi lucida e a tinte fosche quella tracciata dall'ex viceministro dell'Economia Giuseppe Vegas. Il viceministro Visco ha parlato di compartecipazione dei Comuni al gettito fiscale. L'ipotesi è di attribuire ai Comuni una quota dell'importo di una grande imposta. Lei cosa ne pensa, funzionerà? «Bisogna vedere se è un'operazione limitata al 2007 o più strutturale di federalismo fiscale. L'imposta che risente meno delle differenze territoriali è l'Iva perchè più distribuita mentre le imposte dirette sono più sperequate territorialmente. Ma non credo che questo sia l'interesse del governo orientato piuttosto ad avere maggiori entrate per le regioni. Questo significa chiedere più soldi ai contribuenti. Se si fanno mimori trasferimenti erariali e si consente alle regioni di mettere addizionali anzichè contenere la spesa, si hanno due conseguenze: mano libera alla spesa e aumento delle imposte. E questo contrasta con l'obiettivo di avere maggiori risorse per lo sviluppo». Nei piani di Visco c'è di passare da un meccanismo di tetti alla spesa a un meccanismo di saldi. Non è un rischio per un governo che dice di voler risparmiare? «È un'operazione sbagliata perchè consente a regioni e comuni di usare la leva fiscale, vessando i cittadini. Inoltre non c'è nessun meccanismo che frena l'aumento della spesa». Ma non è un boomerang per i conti pubblici? «Bruxelles chiede 15 miliardi di tagli effettivi e il governo conta di presentarsi con le carte in regola diminuendo i trasferimenti agli enti locali. Però scarica sulla finanza decentrata l'onere di questi tagli. La conseguenza è l'aumento della pressione tributaria e della spesa, altro che manovra di contenimento. È piuttosto un'operazione furbesca di maquillage contabile, relativamente semplice ma che nel lungo periodo non funziona perchè non permette di ottenere un aggiustamento strutturale della spesa. Preoccupante è anche la riduzione del cuneo fiscale». Eppure il taglio del cuneo fiscale dovrebbe essere un vantaggio per i lavoratori. Cos'è che non la convince? «È stato calcolato che il vantaggio per i lavoratori dipendenti sarebbe di circa 20 euro. Sono veramente pochi per far ripartire i consumi. La cosa peggiore è che la copertura si otterrebbe con la cancellazione del secondo modulo fiscale della riforma Tremonti. Il che significa un aumento della tassazione che viene compensato solo in parte dal taglio del cuneo fiscale. Il bilancio è negativo». La sinistra però sostiene che l'aliquota del secondo modulo favorisce solo i redditi alti. «Non è vero, avvantaggia non solo i redditi più alti ma anche i redditi medi. È un'operazione che va a colpire il ceto medio. Se poi si aggiunge l'aumento dei contributi sociali dei lavoratori autonomi senza contemporaneamente migliorare i trattamenti di pensione questo significa dare una mazzata al ceto medio. Per questo dico che la Finanziaria contiene misure penalizzanti per il ceto medio».

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