Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Ennesima «giravolta» del premier dopo le pressioni del centrodestra

default_image

  • a
  • a
  • a

Da giorni insisteva tenace, dura, inflessibile: è Prodi, il presidente del Consiglio, e non un suo ministro che deve venire a Palazzo Madama per riferire sul caso Telecom. È lui che deve chiarire i dubbi sul ruolo del governo nell'annunciato scorporo fra telefonia fissa e mobile deciso l'11 settembre dal Cda. E lui aveva prima sbottato «ma che siamo matti!», poi aveva accettato di onorare l'impegno preso con la Camera per il 28 settembre, ma aveva anche continuato a ribadire il suo «no» al Senato. A presentarsi al posto suo sarebbe stato Paolo Gentiloni, ministro delle Comunicazioni. Il centrodestra era nuovamente insorto, aveva minacciato di abbandonare l'aula se il Professore non fosse venuto. Quindi si era rivolto a Franco Marini. E l'intervento del presidente del Senato è stato decisivo. Ieri pomeriggio Marini ha riferito durante la conferenza dei capigruppo dei suoi contatti con il premier. Caduta la «pregiudiziale» sulla data, il presidente del Consiglio si è prodotto nell'ennesima retromarcia: sarà a Palazzo Madama dopo essere andato a Montecitorio. Il giorno è ancora da stabilire. La seduta è saltata. Il capo dell'esecutivo e leader dell'Unione ha incassato un altro autogol. Un comportamento, quello di prodi, che ha provocato pesanti malumori nella coalizione di centrosinistra. A comunicare la «capitolazione» del Professore alle richieste della Cdl e del presidente del Senato è stato un comunicato del ministro per i Rapporti con il Parlamento, Vannino Chiti, che ha nello stesso tempo definito «sconcertante» la «strumentalità» della Cdl sulla vicenda. «Per quanto riguarda il governo - spiega Chiti - il presidente Prodi sarà giovedì 28 alla Camera. Successivamente, come ho comunicato al presidente Marini, andrà al Senato. Il giorno verrà stabilito sulla base di una verifica degli impegni del presidente del Consiglio». Marini aveva mantenuto il suo impegno. Confortato dal fatto che, come ha sottolineato lui stesso dopo, «la "discutibile" fissazione di una data e un'ora» per il dibattito era stata superata. Dunque - ha detto Marini - «mi riservo di svolgere l'azione che il presidente del Senato deve svolgere» per sondare la disponibilità del capo del governo, «facendo valere anche i sentimenti e gli umori dell'Aula». Prodi venga, ma decida insieme con il Senato data e ora, è in sintesi il pensiero di Marini. E alle 15,30 i capigruppo hanno ascoltato il presidente di Palazzo Madama, apprendendo della nuova giravolta del premier (in questo caso positiva rispetto alle richieste dell'opposizione). L'informativa del governo sul caso Telecom, e di conseguenza il dibattito, è stata annullata. Resta l'amarezza della maggioranza, manifestata sempre da Chiti: «Sulla vicenda Telecom è veramente sconcertante la strumentalità dell'opposizione di destra. La voglia di attaccare il presidente del Consiglio e il governo - sostiene Chiti - è tale che, sollevando polveroni su polveroni, perdono di lucidità. Telecom è un'impresa che ha enorme importanza per lo sviluppo del Paese e per l'occupazione. A latere vi è, come appare in questi giorni, un problema, diverso certo dalle prospettive industriali, ma che ha riguardato settori di Telecom relativo a diritti di libertà dei cittadini, su cui sta indagando la magistratura. Tutto questo non interessa alla destra». Da parte sue, la Cdl insiste sul problema cronologico: «Attendiamo di conoscere la data - rimarca Schifani chiedendo che Prodi si presenti al senato 24 ore dopo la sua audizione alla Camera - e ci auguriamo che sia una data tempestiva e non tale da lasciar presumere che si voglia dire un sì, lontano nel tempo».

Dai blog