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E il Copaco chiede di occuparsi della parte che riguarda gli uomini dei servizi segreti

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Intanto però ieri il Copaco ha chiesto di occuparsi dello scandalo intercettazioni, che coinvolge uomini dei servizi segreti. Dall'organismo deputato al controllo parlamentare sull'intelligence è arrivato infatti un appello contro le invasioni di campo. Tanto più che il Comitato aveva già in programma — prima degli arresti disposti dalla Procura di Milano — di avviare un'indagine conoscitiva sulla materia, con audizioni dei rappresentanti delle società di telefonia che operano in Italia. Il presidente del Copaco, Claudio Scajola, ha chiesto infatti un «intervento chiarificatore da parte dei presidenti delle Camere affinchè sia assicurato il rispetto della legge 801 del '77». Negli ultimi tempi, ha sottolineato Scajola, «si registra la tendenza, da parte di diversi organismi parlamentari, ad adottare iniziative episodiche che presentano parallelismi e sovrapposizioni rispetto all'attività di controllo affidata, in via esclusiva e continuativa, al «Comitato per i servizi d'informazione e sicurezza e per il segreto di Stato. Mi riferisco, ad esempio, alla deliberazione di indagini conoscitive su materie di competenza del Comitato o allo svolgimento di audizioni di appartenenti ai servizi di intelligence su vicende sottoposte a segreto». Il riferimento sembra essere al presidente della Commissione Difesa del Senato, Sergio De Gregorio, che due mesi fa, in piena bufera Sismi-Abu Omar, ha deliberato l'audizione del direttore del servizio, Nicolò Pollari. Ed al presidente della commissione Giustizia del Senato, Cesare Salvi che, nell'ambito di un'indagine conoscitiva sulle intercettazioni, ha ascoltato funzionari di Sismi e Sisde. Simili iniziative, ha aggiunto Scajola, «finiscono per indebolire, al di là delle intenzioni, le funzioni di controllo parlamentare essenziale per la vita democratica del Paese». Netto anche il giudizio del vicepresidente del Copaco, Massimo Brutti, secondo cui è il Comitato di controllo sui servizi «la sede che deve e può occuparsi dell'intera questione delle investigazioni illegittime e delle intercettazioni telefoniche ambientali effettuate al di fuori della legalità: quest'organismo offre il massimo delle garanzie politiche per un'indagine così delicata». D'accordo altri due membri del Copaco, Giampiero D' Alia (Udc) ed Emanuele Fiano (Ulivo). Il Comitato, dice il primo, «deve rapidamente mettere il Parlamento nelle condizioni di conoscere i fatti per prevenire veri e propri attacchi al nostro ordinamento democratico». Per Fiano «l'acquisizione al Copaco degli atti giudiziari inerenti le richieste di arresto è necessaria per verificare eventuali connessioni tra questa inchiesta e il corretto e fedele funzionamento dei servizi di sicurezza dello Stato». Contrario, invece, il presidente della commissione giustizia del Senato Cesare Salvi. «La verità storica, e che quindi non riguarda in alcun modo l'attuale presidente, è che al di là delle ottime intenzioni dei suoi componenti, il Copaco rischia di trasformarsi in un nuovo porto delle nebbie, ancorché bipartisan: spero che in questa occasione non sarà così».

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