Una nuova cordata con De Benedetti
L'azienda resta sostanzialmente in mano al gruppo dirigente che la ha portata nell'attuale situazione. Con la sola sostituzione del numero uno dell'azienda telefonica Marco Tronchetti Provera con Guido Rossi (ma Tronchetti resta azionista di riferimento, mentre l'amministratore delegato non è cambiato e con lui sono rimasti tutti i capi delle principali divisioni aziendali). In una fase come questa la cosa più probabile è che si affacci un nuovo gruppo di compratori, capaci di sfruttare anche un prezzo di Borsa pressoché dimezzato rispetto a quello pagato da Tronchetti al tempo del suo acquisto, fatte salve, lo ripetiamo, le incognite derivanti dal «numero elevatissimo di reati che rasenta il migliaio» (come scritto nell'ordinanza del giudice per le indagini preliminari milanese Paola Belsito) per i quali la procura della Repubblica di Milano potrebbe procedere contro gli uomini Telecom arrestati ieri mattina. Tutto fermo, per qualche giorno, quindi, in attesa che si definisca la situazione giudiziaria (il maggiore profilo di rischio riguarda i rapporti con le autorità pubblica e con lo stato per un'azienda titolare di licenza). Ma le voci si rincorrono sulla formazione di nuove cordate. Dopo l'intenzione attribuita, e non smentita, all'ex manager della Mc Donald's Mario Resca (in ottimi rapporti con Silvio Berlusconi) di mettere assieme un gruppo di investitori per lanciare un'offerta, si affaccia ora un'altra possibile cordata. Ne farebbero parte l'Unicredito, il Monte dei Paschi e il gruppo di Carlo De Benedetti. Il pregio di questo gruppo, agli occhi di alcune parti politiche, sta nell'italianità della compagine. Mentre non potrebbe sfuggire a parti del centro-sinistra la sua funzione di alternativa all'altro gruppo gravitante, comunque, nell'orbita delle buone relazioni con Berlusconi. Ora si guarda, quindi, agli sviluppi giudiziari. Anche per tarare esattamente l'eventuale offerta al reale valore che Telecom potrebbe assumere dopo le possibili conseguenze delle mosse della procura. Importante, poi, per entrambe le cordate, capire se il piano firmato dall'ex consigliere economico del premier Angelo Rovati, con l'importante passaggio della rete fissa sotto il controllo della Cassa depositi e prestiti, abbia comunque un fondamento, malgrado il disconoscimento da parte del presidente del Consiglio Romano Prodi. Ma dal mondo della politica, come da quello della giustizia, arrivano ancora segnali troppo confusi perché gruppi imprenditoriali così rilevanti si sentano pronti a procedere a una scelta così complessa.