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L'Unione resiste: opera inutile

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Non ha dubbi il presidente della Commissione trasporti del Senato Anna Donati, e non solo perché il suo è il verde partito dell'ecologia. Presidente, qual è la sua opposizione «tecnica»? «Nello stesso progetto i dati del traffico non giustificano una soluzione così impegnativa. È infatti cresciuto il traffico aereo e sono diminuiti quelli ferroviario e stradale. Insomma, l'evoluzione della domanda tendenziale è opposta all'ipotesi del ponte». E per quanto riguarda i costi? «L'opera sarebbe molto onerosa. Per fare il ponte ci vorrebbero sei miliardi di euro». L'alternativa? «È migliorare i servizi di cabotaggio e quelli aerei ottenendo vantaggi analoghi a un costo cinque volte inferiore, cioè con un miliardo di euro. Le faccio un esempio: da qualche tempo è in funzione il trasporto dei Tir da vicino Catania a Gioia Tauro che ha un grande successo perché consente un percorso più rapido. Quella del ponte è una affascinante sfida tecnologica. Però non è questo il problema. Il problema è che scavalca due territori sull'area dello stretto che hanno sempre avuto un'interfaccia dialogante e insieme di reciproca autonomia senza far guadagnare tempo rispetto ad oggi. Anzi ce ne vorrebbe di più di quello necessario attualmente per passare da una parte all'altra con i traghetti». Le sue obiezioni ambientalistiche? «Da ambientalista le dico che non serve demolire una zona con straordinarie caratteristiche naturalistiche, paesaggistiche e di biodiversità. Al contrario, bisognerebbe valorizzarla». Non erano questioni già affrontate dal centrodestra nella Legge Obiettivo? «La valutazione è stata fatta su un progetto preliminare molto semplificato e tutto è rinviato al piano definitivo, che ancora non c'è. Una procedura che non ci ha mai convinto...». E l'Unione europea che ne dice? «La commissione Ue ha aperto una procedura d'infrazione contro il governo italiano, che è in corso, proprio perché sarebbero state violate alune direttive comunitarie di carattere ambientale e paesaggistico». Il presidente dell'Udc Buttiglione sostiene che non fare l'opera costerebbe quasi quanto farla perché il ponte è finanziato dall'Ue, perché quei soldi non potrebbero essere utilizzati per altro e, infine, perché pagheremmo pesanti penali... «Quello che dice Buttiglione non è vero. La Ue non finanzia mai progetti contrari alle sue stesse direttive. L'Unione, inoltre, ha i suoi problemi finanziari: per le reti "Ten" (Trans-European Networks, cioè reti di trasporto transeuropee ndr) sarebbero necessari, secondo le stime, trenta miliardi di euro ma la Ue ne ha solo sette. Quindi valuterà molto attentamente i progetti attuabili. Bruxelles mette a disposizione contribuiti del 10 per cento del costo totale per un'opera che interessa un solo Paese. In questo caso ci sono piani più maturi di quello del ponte, come ad esempio il tunnel del Brennero». E il finanziamento da parte dei privati? «Il 40 per cento lo metterebbe la Sintecna, cioè la cassa che ha raccolto la liquidazione dell'Iri. Sono risorse pubbliche che non gravano sul bilancio dello Stato ma che potrebbero essere spese meglio. Il resto del capitale dovrebbe almeno in parte essere ripagato dalle tariffe. Lo Stato garantisce comunque il ripiano delle società coinvolte. Ma, considerando i volumi di traffico a rischio di cui parlavamo prima, sarebbe sempre lo Stato a pagare. Cioè noi contribuenti». È d'accordo con un referendum? «Intanto dovrebbe svolgersi su tutto il territorio italiano e non solo al Sud, poiché il progetto assorbirebbe risorse pubbliche nazionali. Poi sarebbe utile se il governo volesse fare l'opera. Non se non ritiene utile farla. Infine, voglio ricordare che il centrodestra ignorò completamente la volontà delle comunità locali interessate dal tracciato del ponte. Con che coraggio ora chiedono un referendum?».

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