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IL GOVERNO SOTTO ASSEDIO

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Tutti insieme nella capitale per dire sì al Ponte sullo Stretto. La marcia «pro ponte», a cui secondo gli organizzatori hanno preso parte 6 mila persone e che si è svolta davanti palazzo Chigi, sede del Governo, ha visto l'avvicendarsi anche di diversi esponenti della Casa della Libertà, in segno di protesta contro il governo Prodi che ha bloccato la costruzione dell'opera, ritenendola «inutile e dannosa per l'ambiente». Raffaele Lombardo, soddisfatto per la risposta dei siciliani all'iniziativa ha ribadito da subito, con toni accesi, che si tratta della «manifestazione di un popolo e non di un sindacato o di una categoria». «È la manifestazione del popolo meridionale e siciliano in particolare — ha proseguito — che manifesta perché rivendica ciò che gli spetta». Quindi, ha aggiunto come sia «sacrosanto» che un'opera come il Ponte sullo stretto che «è finanziata, progettata, appaltata, debba essere costruita» e non possa essere «liquidata con il no preconcetto di un ministro che prima di insediarsi esprime un punto di vista che non prevede appello». Il leader autonomista ha poi proseguito: «Il no al Ponte sarebbe la controprova delle due Italie: noi oggi subiamo una cittadinanza di serie B. Se è vero che per la Val di Susa si concerta, si discute, non si può pretendere di dire un no secco e senza appello ai siciliani e ai meridionali». Tra i siciliani manifestanti, c'era anche il loro governatore, Salvatore Cuffaro, tra i sostenitori più forti del Ponte. «Quest'opera non è in alternativa alle altre infrastrutture, ma serve da volano. Lo vogliamo perché è una conquista». Cuffaro ha poi confermato «la disponibilità della Regione a usare i fondi 2007-2013 del programma comunitario Agenda 2000 per finanziare il Ponte», attaccando anche chi «come Pecoraro Scanio, Prodi e Rutelli ha sempre sostenuto che il Ponte fosse giusto. Perché ora hanno cambiato idea?». A metà mattinata, in un clima 'surriscaldato' dai cori e dagli slogan è arrivato anche un chiaro «sì al ponte», da Gianfranco Fini, leader di Alleanza Nazionale, il quale, partecipando alla manifestazione ed esprimendo la sua solidarietà al popolo siciliano che «merita di essere ascoltato», ha detto chiaramente «se c'è democrazia il ponte s'ha da fare». Per tutta la mattinata, davanti palazzo Chigi, lo slogan è stato un unico «giù le mani dal ponte», sventolando bandiere con lo stemma della Regione Sicilia e colorati striscioni con un sottofondo continuo di tamburelli. Tra i partecipanti, cittadini comuni ma anche diversi deputati meridionali, pronti a ribadire l'importanza che un'opera come questa ha per tutto il Mezzogiorno. In mezzo a loro anche l'esponente Udc, Giuseppe Galati, fermo sostenitore del Ponte, perché, ha detto «è molto più di un semplice progetto. È un obiettivo primario che nessuno può negare. Non rappresenta solo il collegamento tra Calabria e Sicilia, ma l'aggancio con l'intera Europa e l'attuale governo deve capirlo». Nel pomeriggio poi, anche Silvio Berlusconi, si è aggiunto al coro del «sì al Ponte», descrivendo come «irragionevole la posizione del governo Prodi che non appare avere nessuna altra motivazione se non quella di non voler riconoscere a me e al mio governo di essere riusciti in un'impresa storica che era sempre stata mancata dai governi di mezzo secolo».

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