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La Cdl chiede le dimissioni del Prof

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Fini: «Ha mentito, deve lasciare. Il documento Rovati è un pizzino»

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Mentre dal gruppo di Forza Italia alla Camera si annuncia la presentazione di una proposta di legge per l'istituzione di una commissione parlamentare d'inchiesta, dal Senato il capogruppo, Renato Schifani, afferma che Prodi «ha l'obbligo anche morale di spiegare personalmente al Parlamento». E Fini rilancia chiedendo le dimissioni di Prodi che «ha mentito perché ha detto di non sapere nulla e invece poi è venuto fuori che il piano era stato redatto da un suo collaboratore». Quanto al piano di Rovati, Fini lo definisce un «pizzino». A chi gli chiede se Mediaset possa interessarsi al futuro della rete fissa Telecom, Fini risponde che «è il cda a dover decidere». Il vicecoordinatore di Forza Italia Fabrizio Cicchitto si chiede «di che cosa verrà a parlare Gentiloni giovedì alla Camera? Nè lui nè Bersani erano al centro di ciò che Prodi e Rovati stavano trafficando intorno a Telecom. È Prodi che deve venire a riferire alla Camera. Almeno egli deve avere il coraggio e la dignità di assumersi le sue responsabilità, non deve nascondersi dietro le dimissioni di Rovati e dietro un'esposizione inevitabilmente di routine del ministro Gentiloni». Ironico il portavoce di Berlusconi, Paolo Bonaiuti: «Qualcuno a sinistra sostiene che con le dimissioni di Rovati si chiude il caso politico: troppo comodo». Per An «le dimissioni di Rovati - dice Maurizio Gasparri - arrivano con qualche giorno di ritardo e comunque costituiscono da un lato un'ammissione di colpa, dall'altro mettono allo scoperto Romano Prodi». Intanto l'Udc Giovanardi, ha presentato un'interrogazione parlamentare per far luce sui «rapporti fra Prodi, Rovati, la società Nomisma e l'attuale ministro dell'Agricoltura, Paolo De Castro». Il segretario dell'Udc, Lorenzo Cesa, ribadisce che «chiederà al premier di venire in Parlamento, perchè la questione non è delegabile ai ministri competenti». Secondo Roberto Calderoli della Lega, le dimissioni del consigliere economico del premier «hanno la stessa spontaneità di quelle di Tronchetti Provera: i due rappresentano solo dei capri espiatori». Ma c'è anche chi vuole far luce sulla posizione della Confindustria. Secondo il governatore del Veneto Galan di Forza Italia «si avverte un comprensibile ma intollerabile imbarazzo nel mondo confindustriale sulla vicenda Telecom. Non basta auspicare il mantenimento in mani italiane del gruppo, e in particolare della telefonia mobile, e nello stesso tempo affermare genericamente che esistono tentazioni dirigistiche nella politica italiana». «La Confindustria dica da che parte sta» sollecita l'esponente di Fi. Non mancano alcune osservazioni: «Se a Palazzo Chigi - si chiede Galan- ci fosse stato Silvio Berlusconi si sarebbe già mossa oppure no qualche procura della Repubblica».

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