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di LUIGI FRASCA SCATTA l'inchiesta sul caso Telecom.

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L'indagine è stata formalizzata ieri dalla procura della Capitale. Il fascicolo, coordinato dallo stesso procuratore capo Giovanni Ferrara, è intestato «atti relativi a», ossia senza ipotesi di reato, né (per il momento) indagati. Dentro c'è una denuncia del Codacons, inoltrata sabato a Piazzale Clodio, e una infinità di ritagli di giornale: articoli che vanno dalla decisione del Cda che annunciava lo scorporo della telefonia mobile, alle dimissioni di Marco Tronchetti Provera, e a quelle di Angelo Rovati, il consigliere economico di Palazzo Chigi che si è assunto la paternità della redazione del piano di riassetto inviato al patron della Pirelli. Un aspetto decisivo sugli sviluppi dell'inchiesta penale verrà fornito dalle eventuali conclusioni della istruttoria avviata dalla Consob. Fonti vicine alla commissione, intanto, ribadiscono che l'autorità di vigilanza del mercato sta continuando a valutare «attentamente la vicenda Telecom in tutti i suoi aspetti». La relazione della Consob sarà elemento decisivo per le valutazioni della procura, che solo dopo aver esaminato un eventuale rapporto che la commissione guidata da Lamberto Cardia potrebbe inviarle potrà formalizzare una ipotesi di reato, come ostacolo alla stessa autorità di vigilanza. Se poi emergessero elementi in tal senso potrebbe spingersi a individuare fattispecie come aggiotaggio o manipolazione del mercato. Intanto ieri il Codacons ha espresso soddisfazione per l'apertura dell'inchiesta. Inchiesta che, si legge in un nota, «si spera servirà a portare un po' di chiarezza nella complicata vicenda del riassetto della società telefonica». L'associazione dei consumatori ha confermato di aver inviato un esposto alla procura sabato, chiedendo alla magistratura di verificare se fossero state rispettate o meno tutte le previste procedure di comunicazione alla Consob, e «se vi siano stati fenomeni di speculazione - anche personale - legati alla diffusione di notizie relative a Tim e a Telecom». Dopo la notizia dell'interessamento da parte della magistratura, la destra è ripartita all'attacco di Prodi. «Voglio proprio vedere ora se Prodi si negherà ai giudici dopo essersi negato al parlamento - dice Alessandra Mussolini, europarlamentare di Alternativa Sociale e segretario di Azione Sociale - Intanto Rovati è stato già smentito quando afferma che non gli "sembra di aver fatto nulla di traumatico". Ora Prodi dovrà vuotare il sacco». Per il presidente dei senatori di FI Renato Schifani «l'apertura dell'inchiesta da parte della Procura di Roma rende ancora più urgente che Prodi faccia chiarezza e risponda in Parlamento personalmente in merito agli intrighi che emergono giorno dopo giorno su questa scandalosa vicenda Prodi, con i suoi comportamenti, umilia ancora una volta il nostro paese sullo scenario internazionale e ci fa ripiombare nei tempi bui di un passato che avremmo preferito dimenticare. Un passato in cui, per la verità, il Professore già c'era». Ma l'inchiesta di Roma non sarebbe l'unica. Secondo indiscrezioni, anche la procura di Milano starebbe pensando di aprire un fascicolo sulla vicenda sfruttando il fatto che Pirelli (la società che controlla la holding del gruppo Telecom) ha sede a Milano. Fosse così, l'inchiesta sullo scorporo di Tim dal gruppo si intreccerebbe con un'altra delicata inchiesta che riguarda Telecom: quella sulle intercettazioni telefoniche abusive che sarebbero state fatte dalla società. Tutto ruota attorno a quanto hanno già riferito ai magistrati i dirigenti dei servizi segreti Marco Mancini e Augusto Pignero - deceduto la scorsa settimana - e alcuni sottufficiali del Ros sui loro rapporti con la Telecom e con Giuliano Tavaroli, collaboratore stretto di Marco Tronchetti Provera nonché ex responsabile della sicurezza della principale compa

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