Il numero uno di via XX settembre: «Sono fiducioso, la manovrà sarà di 30 miliardi»

Deciso, sembra di capire, sul fatto che la manovra sarà di 30 miliardi, come già annunciato a fine agosto e come il governo si appresta a varare definitivamente il prossimo 29 settembre. La legge di bilancio per il 2006 sarà accompagnata da un aggiornamento al Dpef, annuncia: intanto si sa già che la stima di crescita è stata elevata all'1,6% rispetto all'1,5% indicato a giugno, mentre per il 2006 il deficit-pil sarà in discesa «almeno al 4%», come scritto nel testo consegnato al Fondo, dove viene ribadito l'impegno per giungere sotto il tetto del 3% l'anno prossimo, con la correzione contenuta nella Finanziaria. Fiducioso perché il passaggio «più difficile» nel risanamento dei conti pubblici c'è stato con l'approvazione del Dpef, quando «l'impegno maggiore è stato persuadere sulla necessità di compiere uno sforzo impegnativo». E fiducioso nonostante la recente sentenza della Corte Ue - che boccia il no italiano alla detraibilità dell'iva sulle auto aziendali - crei «un problema rilevante», anche se «non è detto che abbia ripercussioni in Finanziaria», spiega Padoa-Schioppa, affermando di aver appreso della decisione Ue a Singapore. Comunque, afferma il ministro, su questo aspetto non ci sono stime «che confermano quello che avete letto», ovvero un buco ingente, fino a 10 miliardi. In ogni modo, sottolinea il ministro, sono «convinto che questo sforzo impegnativo lo porteremo a termine». Ottimismo viene poi ribadito anche dal Governatore di Bankitalia, Mario Draghi, seduto accanto al responsabile dei conti pubblici nella conferenza stampa congiunta della delegazione italiana al Fondo. «Ho l'impressione che le imprese inizino a farcela» durante un percorso di risanamento che resta difficile e complesso, spiega il numero uno di Via Nazionale. Le esportazioni italiane rialzano timidamente la testa dopo le batoste degli ultimi anni, anche in Paesi tabù come la Cina, sottolinea. Sul pil, però, non c'è da «esaltarsi», raccomanda il Governatore: nonostante le stime siano riviste al rialzo, restano basse. «Non possiamo accontentarci di una crescita sotto il 2%», puntualizza in modo netto. Padoa-Schioppa lo ascolta e subito dopo ricorda di avere «poco meno di due settimane» per preparare la Finanziaria e rimanda a questi pochi giorni di tempo per far conoscere quali sono le eventuali, ulteriori misure di liberalizzazioni annunciate nel testo consegnato all'Imfc, il «braccio operativo» del Fondo monetario. Poi tiene a precisare che riportare in ordine i conti va fatto, comunque, e non soltanto perché ce lo impongono le regole europee. Anche se bisogna tener conto dei rilievi che vengono mossi all'Italia, contro cui «non c'è un accanimento» particolare: d'altro canto, ricorda, la storia di instabilità finanziaria e il fardello del debito pubblico sono delle realtà. Il ministro non vuole apparire come il guardiano cattivo. «Non sono il castigamatti europeo per colpa del quale siamo costretti a tirare la cinghia», sorride Padoa-Schioppa, e le parole sembrano indirizzate a chi lo accusa di troppo rigore per dare troppo ascolto all'Europa. E conclude: «non ho mai forzato l'uso della regola europea del piano di risanamento».