di MARZIO LAGHI DOPO L'«AUTOGOL» di Prodi e le parole sferzanti pronunciate sabato sul palco della Fiera ...
E lo definisce un episodio «gravissimo» che in qualsiasi altro Paese europeo avrebbe «portato alle dimissioni» del capo del governo. Alla vicenda della compagnia telefonica italiana il leader di Forza Italia dedica appena un paio di passaggi di una lunga telefonata al pubblico forzista di Cortina. Ma sono parole che pesano, anche perchè Silvio Berlusconi denuncia il rischio di nuovi «espropri» contro il capitalismo italiano. «Quello che sta succedendo è veramente qualcosa di grave, che in Europa o in altra democrazie occidentali poterebbe alle dimissioni del capo del governo», attacca il Cavaliere. E il problema potrebbe non riguardare solo Telecom, aggiunge, visto che «si stanno preparando a un vero esproprio nei confronti dell'imprenditoria italiana». Poco prima, a scanso di equivoci, Berlusconi aveva definito «ottima» l'intervista di Giulio Tremonti a «La Repubblica» proprio sul caso Telecom, in cui l'ex ministro dell'Economia parla apertamente di un «comitato d'affari» a Palazzo Chigi. Il resto dell'intervento del Cavaliere è una promessa ai suoi sostenitori: è vero, riconosce Berlusconi, dopo la sconfitta alle politiche «ho passato una fase di depressione molto profonda» seguita da una di «rigetto di tv e giornali». Ma l'ex premier assicura di essersi ormai ripreso e che è giunto il momento per tutti di «rimboccarsi le maniche» e fare di tutto per «mettere fine» al governo Prodi. Berlusconi archivia poi le polemiche sul voto. È vero che ci sono state irregolarità, insiste citando «un milione di voti» non calcolati, ma è «inutile recriminare sul passato: pensiamo al futuro». Intanto, da destra le critiche al governo arrivano al ritmo dei proiettili di una mitragliatrice. «Prendiamo atto che Prodi è rinsavito, ma adesso i "matti" li facciamo davvero: insistiamo, sia Prodi a venire in Aula», chiede il presidente dei senatori di Alleanza nazionale, Altero Matteoli replicando alla dichiarazione del presidente del Consiglio sulla disponibilità a svolgere un'informativa parlamentare sul caso Telecom da parte dei ministri competenti. «Il caso mette a rischio la credibilità del presidente del Consiglio oltre che quella del governo e paese, e quindi martedì, nella Conferenza dei capigruppo al Senato, ribadiremo che sia Prodi e non altri a presentarsi: è lui che deve chiarimenti e risposte. Non se ne lavi le mani, come in altre occasioni, ma compia il suo dovere se non ha nulla da nascondere e da temere». E Maurizio Gasparri fa il verso al premier: «Roba da matti. Non vedo come in altro modo giudicare la pretesa di Prodi di delegare ministri insignificanti e di secondo piano a riferire in Parlamento sull'aggressione del governo alla Telecom. Alla Camera deve venire Prodi perchè è lui che deve spiegare chi è e cosa ha fatto Rovati». «Sarebbe assai spiacevole se a riferire in Parlamento sulla vicenda Telecom non venisse personalmente Prodi - afferma Maurizio Ronconi, deputato dell'Udc - Il colloquio con Tronchetti Provera lo ha avuto il presidente del Consiglio ed è stato un suo personale e autorevole collaboratore a svolgere e a proporre soluzioni per un nuovo assetto societario. È una vicenda che riguarda direttamente Prodi ed i suoi collaboratori personali e molto meno la collegialità del governo. È evidente - conclude Ronconi - che se Prodi si dovesse sottrarre ad una doverosa presenza i Parlamento la reazione dell'opposizione potrebbe essere molto decisa».