Telecom, Prodi messo all'angolo
Il «richiamo all'ordine» all'indomani dell'uscita di scena di Marco Tronchetti Provera, stavolta arriva dalla sua stessa maggioranza che sulla bufera Telecom chiede a gran voce un chiarimento in Parlamento. Dopo che lo stesso Prodi, ancora troppo confuso dal polverone-Rovati, in risposta alla richiesta della Cdl di riferire in Aula si era trincerato dietro un «ma stiamo diventando matti?». Non solo. Prodi dalla Cina fa muro e respinge a muso duro gli attacchi di Tronchetti Provera. Il presidente del Consiglio, sempre più in imbarazzo, ai giornalisti che lo assediano, ribadisce seccato che sono false le accuse del patron della Pirelli sui motivi che lo avrebbero portato a dimettersi. «Non ero al corrente. Se ha sostenuto questo, semplicemente non è vero. Punto». Sulle dimissioni dice: «Non giudico assolutamente comincia il premier non ero stato messo al corrente dei nuovi progetti, dei disegni precedenti, e non sono stato messo al corrente delle dimissioni. Sono decisioni aziendali e, come tali, vanno accolte, accettate e rispettate». Intanto i Ds si smarcano e la Margherita tace. Mentre il presidente della Camera Fausto Bertinotti non usa mezzi termini: il Parlamento deve sapere. «Martedì esamineremo la questione nella conferenza dei capigruppo - ha spiegato Bertinotti - Penso sia importante, in ogni caso, che il Parlamento sia messo in condizione di ascoltare e di confrontarsi con la posizione del Governo». Del resto, sul caso Telecom la confusione regna ancora sovrana. Per il vicepresidente del Senato, Gavino Angius «la vicenda esige una posizione chiara del governo. È una questione sulla quale occorre trasparenza e il governo, anche dopo le polemiche che sono seguite alle iniziative di Rovati, ha il dovere di riferire rapidamente in Parlamento e di esprimere una valutazione sulla strategia da seguire per individuare una possibile via d'uscita dalla crisi». Come dire, bisogna sbrigliare la matassa e fare luce sul quel piano secondo cui sarebbe stato il Governo stesso a suggerire la divisione dell'azienda e la cessione della rete fissa alla Cassa Depositi e Prestiti. Ma nonostante il mea culpa del presunto ideatore Rovati e il no secco di Prodi a un qualsiasi chiarimento sulla vicenda, il caso certo non può dirsi chiuso. Né per l'opposizione, e, a guardare gli ultimi risvolti della vicenda, neppure per la maggioranza. Secondo il presidente dei deputati dell'Ulivo Franceschini «se c'è da dare una informativa, il governo non si sottrarrà, perchè è un atto parlamentare dovuto». Per Franceschini, nonostante Prodi abbia «già chiarito che il governo non c'entra nei fatti che sono accaduti» rimane la necessità di un dibattito sereno: «Si tratta di affrontare seriamente un discorso sulle scelte politiche del paese, sul rapporto tra le scelte libere che devono fare le grandi imprese, ma anche gli indirizzi di politica industriale». Sulla stessa linea (no a una commissione d'inchiesta ma sì a un confronto in aula - il presidente della commissione Affari istituzionali Luciano Violante (Ds) secondo cui «è necessario che il governo riferisca in aula al più presto, perchè fa parte della normale dialettica politica». Favorevole a un dibattito anche Anna Finocchiaro, presidente del gruppo de l'Ulivo al Senato, che seppur contraria alla richiesta di istituire una commissione parlamentare d'inchiesta definisce «ragionevole un dibattito in aula», ricordando che «lo chiede l'opposizione e lo chiedono i settori del centrosinistra». La comunità finanziaria invece preferisce non prendere posizione. Nessun commento neppure dal ministro del Tesoro Tommaso Padoa Schioppa né sulle dimissioni del presidente di Telecom, Marco Tronchetti Provera, né sulla lettera che questi gli avrebbe inviato per spiegare gli ultImi sviluppo della vicenda del gruppo telefonico. Appresa la notizia nel corso della missione italiana in Cina, il presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, non dice molto sulle dimissioni di Marco Tronchetti Provera. E con il suo «no comm