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Prodi replica: «Ma siamo matti?»

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Impossibile, quindi, attendersi una qualsiasi reazione da parte del presidente del Consiglio impegnato nel suo tour cinese. Così, in attesa di sapere cosa dirà Romano Prodi oggi, al suo risveglio, a verbale restano le parole che il Professore ha pronunciato ieri nel corso di una conferenza stampa convocata in fretta e in furia pochi minuti dopo l'arrivo delle delegazione italiana all'hotel Okura di Shangai. Una conferenza stampa in cui il premier è sembrato particolarmente nervoso e stizzito. Dopotutto era prevedibile che, dopo il «mea culpa» del suo consigliere economico Angelo Rovati (che ha addossato a sè la colpa del piano strategico sulla riorganizzazione di Telecom che da palazzo Chigi è finito sul tavolo di Marco Tronchetti Provera), qualcuno chiedesse al presidente del Consiglio di dire la sua. E Romano Prodi non ha voluto sottrarsi anche se, nelle sue risposte, è sembrata evidente la volontà di voler mettere la parola fine ad una vicenda che, ogni giorno di più, si tinge di giallo. Così, il Professore, dopo aver fatto capire che l'ipotesi di dimissioni del suo consigliere non è all'ordine del giorno, ha detto chiaramente no alle richieste dell'opposizione che, per tutta la giornata, gli aveva chiesto di presentarsi in Parlamento per chiarire la vicenda del «piano-Rovati». La domanda è arrivata puntuale, al termine del briefing con i cronisti: «Cosa avete intenzione di fare? Vi presenterete alle Camere?» La risposta di Prodi è stata decisa, quasi seccata: «Ma stiamo diventando matti? Guardate, il caso non ha nessun elemento nuovo. Dunque lasciamo stare le chiacchiere, ne abbiamo fatte anche troppe, e facciamo parlare i fatti. E basta». Alla domanda successiva il premier si spazientisce. «Ma per lei i fatti sono il piano Rovati o il piano Telecom?» gli chiede un giornalista. «La smetta - risponde a brutto muso il Professore - sa come sono i fatti. Lo sa benissimo. È proprio questo il discorso sulle chiacchiere». Punto e basta. La dura reazione del Presidente del Consiglio ha preso in contropiede il suo staff che subito ha cercato di correre ai riparti. Un collaboratore del premier ha spiegato che l'irritazione ha un'origine ben precisa. Prodi, infatti, sarebbe convinto che qualcuno, a Roma, stia tentando di montare un caso e che tutti i media abbiano deciso di cavalcare l'onda. Ma probabilmente il nervosismo deriva anche dall'intera giornata passata al fianco di un amico fraterno come Angelo Rovati, che certo non sta passando ore piacevoli. Ad aggiungere un ulteriore elemento alla vicenda sono le parole del presidente della Camera Fausto Bertinotti che ha rinviato alla conferenza dei capigruppo di Montecitorio, convocata per martedì prossimo alle 11, la discussione sull'opportunità di un passaggio parlamentare su Telecom. «Sarebbe uno sgarbo nei confronti dei capigruppo» ha detto, evitando però di commentare le affermazioni del premier. In attesa di sapere cosa succederà una cosa è certa: il presidente del Consiglio avrebbe una gran voglia di lasciarsi alle spalle le polemiche di questi giorni e concentrarsi sulla missione in Cina. Le dimissioni di Tronchetti Provera, però, lo costringeranno anche oggi a fare i conti con il «caso-Telecom».

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