Iva-auto, decreto salvagente
Con un Consiglio dei ministri-blitz il governo ha varato un decreto che regolamenta i meccanismi di rimborso per attuare la sentenza sulla detraibilità dell'Iva per le auto resa nota solo giovedì dalla Corte di Giustizia europea. Entro un mese sarà messo a punto il modulo di rimborso mentre la domanda andrà presentata entro il 15 dicembre. I rimborsi scatteranno, chiaramente, dal 2007. «Temevamo il ricorso a meccanismi di compensazione disordinata», ha ammesso il vice-ministro per l'Economia Vincenzo Visco facendo riferimento al rischio di «buchi» che si sarebbero potuti aprire sul gettito delle entrate fiscali già lunedì, con i prossimi versamenti Iva. Ma Visco punta anche il dito sulle responsabilità del precedente esecutivo. «La necessità di superare la indetraibilità dell'Iva per le auto aziendali era nota da molti anni - ha detto Visco - Fin dal 2000 il governo del tempo aveva iniziato un processo di rientro graduale, concordando con la Commissione una prima riduzione della percentuale di indetraibilità dal 100 al 90%, per rientrare entro i limiti di deroga ammessi dalla commissione (50%). Il governo Berlusconi per imperizia, incompetenza, trascuratezza e irresponsabilità ha ignorato la questione e ha evitato di intervenire pur avendone tutto il tempo, dal momento che il ricorso a Bruxelles risale al 2004. Si tratta dell'ennesima "pillola avvelenata" trasmessa dal Governo Berlusconi al Governo Prodi, alla quale adesso andrà posto rimedio». A rimandare le accuse al mittente è però Gianfranco Conte (Fi) secondo il quale «Visco deve pagare i debiti da lui creati» visto che «è Visco che ha volutamente lasciato la pillola avvelenata della detraibilità Iva sull'auto. Se il ministro considerava urgente l'accoglimento delle indicazioni della Ue avrebbe potuto fare nel 2000 quello che il governo ha fatto oggi». Il conto, per lo Stato, sarà salato. Visco parla di «parecchi miliardi, di certo alcuni miliardi» anche se non sottoscrive alcuna stima. «Siamo bravi - ha ironizzato il vice-ministro rispondendo a chi gli chiedeva maggiori informazioni - ma non siamo ancora in grado di trovare una soluzione in meno di 12 ore». Certo però «sarebbe ragionevole pensare, anche se non è detto» che le misure che compenseranno l'esborso possano riguardare a chi beneficerà della detraibilità. Il governo dovrà ora mettere a punto il modulo di rimborso, rispettando la sentenza ma anche evitando danni maggiori. Dovrà indicare la percentuale di uso aziendale delle auto «promiscue» e anche prevedere - ha aggiunto l'esponente fiscale - che «a una maggiore detraibilità dell'Iva fanno riscontro minori spese che si possono dedurre ai fini dell'Ires-Irpeg e dell'Irap»: in pratica da una parte si prende e dall'altra si dà. Il decreto varato in tutta corsa nel Consiglio dei Ministri, presieduto da Giuliano Amato proprio perchè molti ministri sono fuori in missione, fissa i termini per le domande di rimborso ma di fatto sposta anche al 2007 l'esborso «di cassa». L'impatto di circa 2,5 miliardi per anno, invece, potrebbe essere spalmato sulla «competenza» dei vari anni. Ma la Corte di Giustizia europea ha sul tavolo anche altri dossier che potrebbero trasformarsi in ulteriori tegole per i conti pubblici. C'è quello sulla detraibilità dei telefonini aziendali ma soprattutto quello sull'Irap, accusata di essere una «doppia imposizione» rispetto all'Iva. «Attendiamo fiduciosi la sentenza - afferma Visco, che è anche il "padre" dell'imposta che ha sostituito sette diversi balzelli - C'è stata allora un'autorizzazione dell'Ue e poi, come dimostrano molti studi, l'Irap non ha nulla a che fare con l'Iva.