Il retroscena
Così il ministro per le Riforme e per i Rapporti con il Parlamento, il Ds Vannino Chiti, risponde secco: «Era meglio se non c'era. Rovati non doveva mandare quel documento e non doveva mandarlo su carta intestata, ma è fuori luogo pensare che cose del genere possano interferire su una grande azienda». «Va anche detto - aggiunge Chiti - che chi conosce Rovati non può pensare che possa influenzare un grande gruppo industriale». Europa, il giornale della Margherita, nell'editoriale non risparmia una stoccata a Prodi. «Obiettivamente il gruppo D'Alema, ai suoi tempi e su una vicenda simile, venne maltrattato per molto meno». Europa ammette che «il minimo che si può dire, è che al primo piano di palazzo Chigi devono rivedere qualche meccanismo di funzionamento». E che quindi, «forse la multiforme galassia che si muove intorno al presidente del Consiglio deve ancora stabilizzarsi». La gaffe del collaboratore di Prodi, che comunque, spiega Europa, «deve essere contestualizzata», appare rivelatrice sì delle «pecche governative», ma soprattutto della «confusione che regna dentro Telecom». Sempre dai Ds parla il ministro del Lavoro Damiano che sottolinea che sarà fondamentale capire quale sarà il piano industriale del nuovo vertice. Per il Governo è prioritario - sottolinea - salvaguardare i livelli occupazionali. Il Governo segue con attenzione la vicenda». A fare quadrato attorno a Prodi c'è la sinistra radicale. È il capogruppo al Senato del Prc Giovanni Russo Spena a fornire una copertura totale al premier, definendo «strumentali» gli attacchi dell'opposizione al presidente del Consiglio e ribadendo il parere positivo sul piano-Rovati. Su questa linea si colloca anche il Pdci, che ha auspicati attraverso il capogruppo alla Camera Pino Sgobio un «forte intervento del governo» per sventare la privatizzazione. Non dissimile è la valutazione dei Verdi.