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«Il governo deve riferire in Parlamento»

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34enne è il segretario più giovane di partito. Primo firmatario della proposta di legge che mira ad accorciare l'iter burocratico per aprire un'impresa. Una proposta trasversale con adesioni da entrambi gli schieramenti. di MARCO CASTORO CAPEZZONE, che cosa pensa del caso Telecom? «Il governo deve presentarsi in Parlamento per fare chiarezza su questo errore politico. Per spiegare in maniera esauriente e chiara cosa sia realmente accaduto. E lo dico senza mancare di rispetto al presidente del Consiglio, ma nell'interesse di Prodi e della coalizione di centrosinistra. Mi dispiace per quello che sta accadendo, tuttavia non condivido le tentazioni stataliste da nuova Iri che sono tornate a galla sia sul caso Telecom sia sulle nomine Rai». È preoccupato per quello che potrebbe esserci sotto? «Sotto? Basta quello che c'è sopra per creare un putiferio». Tronchetti Provera si è dimesso. «Siamo dinanzi a una sorta di commissariamento. Resta da capire quanto sia scelto o quanto subito. Certo, anche in queste ultime 72 ore, la politica e alcune opacità hanno inciso, a maggior ragione se si considera che fattori politici di turbamento sono intervenuti a borse e mercati aperti. E questo non può non aver pesato». Che cosa si aspetta ora dall'opposizione? «In verità sono rimasto deluso per la mancanza di coraggio. Purtroppo quando si toccano certi "santuari" degli affari tutti diventano timidi». Anche sulle nomine Rai la Cdl è stata timida? «Ds e Margherita hanno fatto l'asso pigliatutto, con la complicità della Cdl che ha strappato un piatto ricco di lenticchie». Eppure lei era sceso in prima fila con quel pizzino... Anzi i maligni dicono che a scriverlo sia stato proprio lei. «Non sarei mai potuto riuscire a indovinare tutto lo scenario con quella sequenza millimetrica. Tuttavia dispiace perché si è persa una grande occasione per dare trasparenza ai cittadini. Ringrazio i presidenti di Camera e Senato per aver accolto il mio invito, ma purtroppo si è tornati ai vecchi metodi da Prima Repubblica. E questo senza mancare di rispetto ai professionisti nominati. La Commissione di Vigilanza è stata trattata come se fosse "Sorrisi e Canzoni". Pensate che già in tempi non sospetti sulle nomine Rai era stata convocata una riunione, poi saltata, a Palazzo Chigi tra i partiti dell'Unione! A Palazzo Chigi!». Finanziaria e pensioni, come andrà a finire? «Vedo pericolose tendenze rinunciatarie. Temo che Prodi faccia con Epifani lo stesso errore che a suo tempo fece D'Alema ascoltando Cofferati, allora segretario Cgil, rinunciando definitivamente al percorso riformatore. Sulle pensioni, ad esempio, mi riallaccio a quanto dice Pannella: in Italia oltre il 25 per cento della popolazione ha più di 65 anni con la fortunata prospettiva di vivere ancora altri anni. Quindi nessun taglio alle pensioni ma la facoltà, e non l'obbligo, di scegliere quando andarci. Innalzando l'età pensionabile diventa prioritario, così come consentire la scelta ai lavoratori. Padoa Schioppa deve tenere duro anche dopo aver parlato con Epifani». Ma il governo è ostaggio dei sindacati? «Non di Cisl e Uil, che spesso hanno preso posizioni coraggiose, ma della Cgil purtroppo sì. L'errore di Prodi è stato quello di chiudere la campagna elettorale al congresso della Cgil dicendo che il suo programma era lo stesso del sindacato di Epifani. Ancora una volta la sinistra non sceglie Blair ma il leader della Cgil». Come recuperare i soldi del disavanzo? «Intanto cominciamo col dire che se il ministro Turco invece di pensare a cacciare il professor Cognetti avesse aperto una vertenza con le Regioni sulle spese sanitarie sarebbe stato meglio. Troppe giunte regionali, soprattutto quelle di centrosinistra come Lazio e Campania, sono fuori controllo e rappresentano una pietra al collo per il governo. Anche il nostro sistema Welfare è ingiusto e troppo costoso. In Europa su 100 persone che perdono il lavoro almeno 40 sono tutelati. Da noi appena 17. Dovremmo guardare di più al mod

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