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I parlamentari centristi si riuniscono a Santiago de Compostela: «Non possiamo andare a sinistra»

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Poi sono arrivati gli altri, tutti guidati da monsignor Rino Fisichella, il vescovo ausiliare di Roma. È il pellegrinaggio dei parlamentari che si svolge tutti gli anni e stavolta è stato organizzato a Santiago de Compostela, in Galizia, dove si trova la tomba di san Giacomo. Quest'anno, oltretutto, la delegazione di deputati e senatori era composta da una quarantina di esponenti. Tra cui spiccava anche Fiorella Ceccacci, deputata di Latina, salita agli onori della cronaca - prima dello sbarco in politica - per aver lavorato in teatro e anche a un cortometraggio selezionato da Tinto Brass. Prima di lei anche Claudia Koll dopo l'incontro col regista veneziano ha scelto la vita da religiosa fervente. A Santiago c'era anche lei, assieme a una ventina di esponenti di Forza Italia (tra cui Maurizio Lupi, Roberto Rosso, Paolo Uggè, Cesare Campa e Roberto Tortoli), un gruppetto di An (con in testa Gustavo Selva e Teodoro Buontempo) e tre della Margherita guidati da Gerardo Bianco. Un solo esponente del governo, Luigi Meduri, sottosegretario alle Infrastrutture. Un viaggio religioso, con una parentesi politica. dopo il pellegrinaggio di contrizione, arriva la folgorazione davanti all'icona del santo. Accade una sera, in albergo. I sette dell'Udc decidono di vedersi in una saletta. Non si fa vedere Francesco Bosi: «Sono stanco, resto in camera». È sera tarda, c'è chi si lascia andare alla grappetta. Dall'Italia arrivano le ultime dichiarazioni di Casini, piomba quel «Non voglio morire berlusconiano». Nella hall dell'hotel spagnolo, mentre l'ex presidnete della Camera è a Teheran, il primo a rompere gli indugi è Emerenzio Barbieri, bolognese e casiniano di ferro di antica data: «Penso che siamo in un momemto delicato - attacca il corpulento deputato -. Guai a noi se qualcuno pensasse di lasciare la Cdl. Sarebbe un vergognoso tradimento del nostro elettorato ad appena cinque mesi dal voto». Gli arriva subito in soccorso Carlo Giovanardi: «Non c'è dubbio, non ce lo perdonerebbero». Anche Luigi D'Agrò non resta in silenzio: «Noi tutti giriamo per il territorio, ci parliamo con i nostri. E c'è un grande senso di smarrimento anche perché la maggior parte è di centrodestra, non capirebbe un passaggio con la sinistra». C'è Luisa Santolini, molto vicina a Ruini. Silenziosa, ascolta. Poi non regge e prende la parola: «Sì, è vero. Una svolta a sinistra non sarebbe compresa». È un segnale preciso, solo Volontè resta imperscrutabile: forse è ancora stanco per la sgambettata in bici. Barbieri insiste: «Anche Alessandro Forlani è su questa linea, ve lo posso assicurare». E Forlani non è un nome comunque, è il figlio di Arnaldo, il primo leader di Casini. Insomma, dal piccolo vertice emerge una scelta precisa: al ritorno a Roma bisogna dare uno stop a questa fuga in avanti del leader. Niente accordi con la sinistra. E l'eco dei timori di Santiago arrivano anche a Roma. Casini conosce bene i suoi uomini e capisce subito l'antifona. E assicura che la festa dell'Udc (iniziata giovedì, si conclude domani, oggi tocca a Casini parlare) non ci saranno attacchi a Berlusconi. Ma arriva la provocazione di Veltroni che, sbarcato ieri a Fiuggi, avverte: «C'è un tragitto che possiamo fare assieme».

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