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di LAURA DELLA PASQUA «IL cda nell'audizione di giovedì prossimo ci spiegherà quali sono stati i criteri ...

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Mario Landolfi, neo-eletto alla presidenza della Commissione di Vigilanza della Rai (i deputati Giorgio Merlo dell'Ulivo e Paolo Bonaiuti di Forza Italia vicepresidenti), si aspetta un chiarimento sulla questione delicata delle poltrone. Cosa chiederete come Commissione al cda? «Loro hanno proceduto a fare le nomine come era nel loro diritto poi ci spiegheranno in sede di audizione quali sono state le motivazioni che hanno portato a queste decisioni. La Commissione di Vigilanza non può autorizzare le nomine, ma ha il compito di vigilare che siano fatte in trasparenza e in omaggio ai principi del pluralismo». La questione degli equilibri nel consiglio d'amministrazione è superata? «La decisione sulle nomine significa che questo problema non c'è più. Peraltro il consigliere Petroni è espressione del Tesoro e, quindi, non si può cambiare o revocare perché non ritenuto funzionale agli interessi di una nuova maggioranza. La vita del cda è regolata dal codice civile e, dunque, questo è un problema che non si pone. La legge Gasparri ha messo in atto un meccanismo di garanzia e sarebbe ben strano che quella garanzia che il centrodestra ha offerto all'allora opposizione venisse messa in discussione dal centrosinistra ora che è diventato maggioranza». Cosa pensa delle nomine fatte? «Siamo in presenza di professionisti apprezzati da tutti, così come professionista è Clemente Mimun che ha assicurato per molti anni la qualità, l'audience e l'autorevolezza della testata da lui diretta. Spero che Riotta, attuale direttore del Tg1, ottenga gli stessi risultati o possa migliorarli». Non è arrivato il momento di attuare una riforma seria e strutturale della Rai che possa mettere l'azienda al riparo dalle interferenze della politica? «La riforma della Rai già è stata fatta con la legge Gasparri. Il problema ora è evitare che la politica possa ingerire nella vita stessa dell'azienda e penso che negli anni qualcosa è cambiato. Prima si diceva che per assumere un giornalista in Rai bisognava prenderne quattro: uno della Dc, uno del Psi, uno del Pci e uno bravo. Ora, però, con il bipolarismo è chiaro che la Rai deve osservare e conservare un equilibrio per l'informazione proprio perché non c'è una parte che prevale sull'altra. Più si conserva questo equilibrio più la Rai si sottrae alle mire e alle ingerenze dei partiti». Ma cosa ha fatto scoppiare la polemica sulle nomine? Non vi aspettavate che la maggioranza avrebbe rimesso mano alle poltrone? «Ci sono state dichiarazioni improvvide da parte di esponenti autorevoli della maggioranza che hanno lasciato trasparire la volontà di impossessarsi della Rai e di qui le reazioni legittime dell'opposizione. Ora la polemica è rientrata e si può ragionare in modo più sereno». Il che significa che state cercando un compromesso, col bilancino, sulle poltrone? «L'inciucio è un compromesso basso, qualcosa che si fa di nascosto. Rispetto al tema dell'informazione ci si deve confrontare in modo ampio e serrato». Il rinnovo della Commissione di Vigilanza è stato posto da più parti come presupposto delle nomine. Anche lei è della stessa opinione? «La commissione ha una sua vita autonoma e non ha niente a che vedere con la questione delle nomine».

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