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Prodi in Cina, arrestato un vescovo

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Ad oggi, e siamo al terzo giorno della turné orientale, di diritti umani la super delegazione italiana ne ha parlato poco o niente (almeno in pubblico). Ieri un primo accenno lo ha fatto il ministro per le Politiche Comunitarie Emma Bonino che, appena giunta a Canton, ha dichiarato che «tutta la comunità internazionale ha interesse che la Cina diventi protagonista e che si assuma le sue responsabilità in termini di diritti umani e democrazia». Insomma nulla più di una dichiarazione di intenti. E la cosa appare tutt'altro che irrilevante visto che, mentre il viaggio del governo prosegue tra un brindisi e una stretta di mano, dalla Cina arriva la notizia dell'ennesimo arresto di un vescovo cattolico per motivi religiosi. A darne notizia è l'agenzia di stampa Asianews che cita una fonte locale anonima per motivi di sicurezza. Monsignor Martino Wu Qinjing, vescovo di Zhouzhi, secondo quanto riferito, è stato arrestato alle 10 di sera dello scorso 11 settembre da circa 30 poliziotti che hanno fatto irruzione nella parrocchia dove l'alto prelato dormiva.Gli agenti hanno prima allontanato un anziano sacerdote di 80 anni, quattro seminaristi e quattro suore che cercavano di fermarli e poi, senza fornire alcuna accusa, hanno prelevato il presule e lo hanno portato in un luogo sconosciuto. Al momento non è chiaro se, insieme a lui, siano state arrestate anche le religiose. Monsignor Wu è un vescovo della Chiesa ufficiale ed è stato ordinato nell'ottobre del 2005. La sua ordinazione però, approvata dalla Santa Sede, non è stata riconosciuta dal governo, che ha sempre continuato a definirla «illegale». Sin dall'ordinazione, riferisce Asianews, il governo ha avvertito il presule di «non comportarsi da vescovo» e mantenere un basso profilo nei confronti dei fedeli. Il 27 maggio scorso, però, nonostante le minacce del governo e per non scendere a compromessi con la sua fede e la lealtà al Papa, monsignor Wu aveva celebrato una messa solenne nella cattedrale di Zhouzhi. Un gesto che l'Associazione patriottica dei cattolici cinesi (l'organizzazione di controllo della Chiesa in Cina che ha come scopo l'edificazione di una chiesa nazionalista e separata da Roma) avrebbe considerato come una sfida. Così lunedì è arrivato l'arresto. La notizia non è passata inosservata in Italia dove l'opposizione ha subito rivolto un appello al premier e al ministro Bonino affinché non perdessero l'occasione per denunciare l'accaduto e prendere una posizione netta nei confronti delle autorità cinesi sul tema dei diritti umani. «Chiedo al ministro Emma Bonino di cogliere l'occasione storica per dimostrare nei fatti che il suo pluridecennale impegno per i diritti umani non è mai stato strumentale» è stato il commento del senatore di An Alfredo Mantovano. «Non solo il ministro si trova nei confini di uno Stato che tali diritti viola quotidianamente - ha continuato - ma la sua presenza, come quella dell'intera e ampia delegazione di governo, coincide con l'ennesimo arresto di un vescovo cattolico: ha quindi la possibilità concreta per far presente ai partner cinesi che la libertà economica non va disgiunta dalla libertà religiosa, e che l'Occidente, e in particolare l'Italia, non è così degradato da far prevalere gli affari sul violento calpestio dei diritti». Sulla stessa lunghezza d'onda l'azzurro Maurizio Lupi. «Credo - ha detto - che quella della missione economica italiana in Cina sia un'occasione imperdibile per condannare, presso le autorità di Pechino, ciò che sta accadendo da anni in quel paese e che è riaccaduto solo pochi giorni fa. Un altro vescovo cattolico, infatti, è stato arrestato dopo che per mesi era stato minacciato dalle locali autorità». E da Bruxelles è intervenuta anche la capodelegazione di An al Parlamento Europeo Roberta Angelilli che ha invitato Prodi e la Bonino a «denunciare l'ultimo arresto di un vescovo cattolico e la violazione dei diritti umani al g

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