In viaggio a Nanchino. «Guai a perdere un altro treno»
Il premier Romano Prodi non usa eufemismi: «arriviamo tardi e dobbiamo correre. Può esserci stato ritardo ma prima di tutto, quando c'è uno sviluppo così multiplo, i treni sono tanti e guai a ritardare ancora». Il ministero degli Esteri lo aveva detto giorni fa: «Siamo in ritardo rispetto all'Europa sul mercato cinese. Manca una strategia complessiva». E ora Prodi lo ammette. A due anni dalla missione guidata dal presidente Carlo Azeglio Ciampi, l'Italia torna in Cina con il premier che ieri è atterrato a Nanchino insieme a una folta delegazione di politici e industriali guidati dal presidente della Confindustria Luca di Montezemolo. L'obiettivo è gettare basi per nuove operazioni industriali. Fino a lunedì prossimo si svolgeranno fitti incontri bilaterali tra le aziede italiane e quelle cinesi: saranno coinvolte 300 aziende del made in Italy e oltre 900 imprese cinesi. Prodi ha spiegato che da questa missione si aspetta che «ci inseriamo in un mondo che sta cambiando e l'Italia può e deve diventare la porta d'Oriente». Ma al momento il nostro Paese è ai margini di questa opportunità. Dalla Cina «noi abbiamo sei giorni di navigazione in meno rispetto ad Amburgo e Rotterdam e oltre il 70% di merci cinesi e delle prime lavorazioni si svolge in quei porti. Questo significa -ha spiegato il premier - essere tagliati fuori dallo sviluppo ulteriore del mondo. L'Italia porta d'Europa vuol dire che quegli sbarchi, quelle lavorazioni, i centri di servizio devono venire nel Mediterraneo». In perfetta sintonia il presidente della Confindustria Luca Cordero di Montezemolo che usa una metafora calcistica: «credo che dopo un po' di catenaccio adesso sia l'ora di andare all'attacco. Recuperare anni di ritardo in Cina è più difficile ma le possibilità che offre questo mercato sono straordinarie e dobbiamo coglierle». Durante la missione la Fiat firmerà due importanti accordi: uno fra Iveco e Nac e uno fra Fiat Auto e Saic. Nella provincia di Nanchino la Fiat ha realizzato l'investimento italiano più importante in Cina. E per aggredire il mercato cinese Montezemolo ha detto che bisogna puntare sul modello delle piccole e medie imprese. Questa formula sta dando buoni risultati. Il presidente della Confindustria si è detto soddisfatto di quello che è avvenuto in questi due anni dopo la missione con il presidente Ciampi. «Si è lavorato molto e si sono fatti grandi passi in avanti. Le aziende italiane hanno marchi e credibilità. E ora il problema vero è trovare partner locali». La Cina, poi, potrà essere anche il trampolino verso gli altri mercati dell'Estremo oriente. Oltre alle piccole e medie imprese sono presenti sul territorio alcuni dei maggiori gruppi industriali del nostro paese: da Merloni a Pirelli, da Teksid a Brembo, da Camozzi a Fata. Passo più lento sono invece costrette a tenere le banche italiane. Come ha detto l'Abi, Corrado Faissola, il mercato cinese del credito «è ancora chiuso, ma è in una situazione di forte evoluzione e, prospetticamente, si aprirà».