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Il leader del Mpa, Lombardo: «Il governo cambi idea sul Ponte»

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Sembra quasi di essere tornati indietro nel tempo quando Cdl e Unione, in piena bagarre pre-elettorale, tentavano in tutti i modi di trascinare dalla propria parte Raffaele Lombardo e il suo Mpa. Tempi lontani. Da allora Lombardo, alleato con la Cdl, ha portato in Parlamento 5 deputati e 2 senatori. Poi ha giocato un ruolo decisivo nella rielezione di Cuffaro a presidente della Regione Sicilia. Oggi che i suoi due senatori rischiano di essere decisivi per gli equilibri di palazzo Madama, il presidente della Provincia di Catania torna a far sentire la propria voce e annuncia per il 19 settembre una grande manifestazione davanti a Palazzo Chigi «contro questa caparbia volontà del governo di penalizzare ulteriormente il Sud negandoci il Ponte sullo Stretto». Il governo dice che le priorità sono altre. «Il Ponte è la madre di tutte le infrastrutture. Se non ci sarà quest'opera, infatti, non ci sarà l'alta velocità e salteranno altri grandi progetti che riguardano il completamento dell'anello autostradale siciliano. Non si può parlare di fiscalità di vantaggio se poi non si realizzano le infrastrutture». Il rischio è una nuova questione meridionale? «Abbiamo un Paese che viaggia a due velocità. Per questo protestiamo: vogliamo che la questione meridionale ritorni al centro dell'attenzione delle forze di governo». Oltre alle infrastrutture qual è, secondo lei, un punto irrinunciabile per lo sviluppo del Sud? «L'autonomia delle Regioni. Guardiamo a cosa è accaduto in Spagna con la Catalogna, che oggi è una delle regioni più ricche e più forti d'Europa. La nostra conquista deve essere un'autonomia più ampia e, per realizzare questo obiettivo, non possiamo affidare la nostra rappresentanza ai partiti nazionali. Dobbiamo contare su partiti che abbiano una dimensione territoriale spiccata come il Mpa». Voi, però, alla fine siete stati «costretti» a stringere un'alleanza con la Lega? «Ed è stata una scelta vincente. Per la prima volta, infatti, il Mpa ha eletto una sua rappresentanza in Parlamento». Alleanza con la Lega, manifestazioni contro il governo. Siete una forza di centrodestra? «Abbiamo stretto un'alleanza di carattere programmatico con la Cdl. Le cose, probabilmente, sarebbero andate diversamente se Prodi, con molta determinazione, non ci avesse detto che nel suo programma non c'era il Ponte». Insomma l'Unione vi ha deluso ancora prima di cominciare? «Noi riteniamo che, al di là di qualche "pannicello caldo", con questo governo il Sud non farà grandi passi avanti. Anche se è vero che neanche nei 5 anni precedenti c'è stato quel salto di qualità che ci aspettavamo». Quindi niente appoggio all'attuale maggioranza? «Se Prodi cambiasse atteggiamento sul Ponte, forse, potremmo riconsiderare la nostra posizione. Ma siamo stati eletti in uno schieramento e riteniamo serio continuare a militare all'opposizione, almeno per questa legislatura». In verità Prodi ha già cambiato idea. Anni fa era un sostenitore dell'opera, oggi la contrasta. Perché? «Apparentemente può sembrare che sia stato influenzato dalle posizioni di alcune forze della sua coalizione, come Verdi e Pdci». Invece? «È un disegno dei poteri forti che condizionano ogni governo e che concepiscono la Sicilia e il Sud esclusivamente come una terra che non deve produrre e svilupparsi e dalla quale, semmai, emigra un po' di manodopera a basso prezzo». Come giudica la Finanziaria? «In una manovra da 30 miliardi di cui 16 destinati allo sviluppo, al Sud ne andranno 4, cioè il 25%. Se volessimo colmare il divario con il Nord dovremmo avere almeno il 50% delle risorse. Così non può andare». Come vi muoverete? «Rivolgiamo un appello a tutti parlamentari del Sud affinché propongano emendamenti alla Finanziaria per raddoppiare questi 4 miliardi. Sappiamo bene che basterebbero 2-3 senatori per imporre questa rettifica di traiettoria, ma non ci facciamo molte illusioni». E se al governo mancassero i voti cosa farete? «Se questo governo dimostrasse di lavorare seriamente per il Sud, raddoppiasse i

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