I tormenti dei centristi
Casini trema, Cesa corre da FolliniL'ex presidente della Camera sente il partito sfuggirgli di mano. Il segretario prova a mediare
Arriva Mario Baccini, poi Rocco Buttiglione, il fedelissimo Mauro Libè e finanche il dissidente Mario Tassone. Arriva anche Lorenzo Cesa. A lui, Pier Ferdinando Casini, appena rientrato da Teheran, ha affidato una serie di contatti riservati. Incontri lontano dalle telecamere per sondare un po' il clima dentro il partito. Il più delicato dei faccia a faccia è stato quello con Marco Follini, che il segretario dell'Udc è andato a trovare praticamente a domicilio. Il suo predecessore alla guida del partito, infatti, era arrivato a minacciare l'abbandono della Cdl. Cesa ha provato a mediare, a sondare il terreno e a cercare di capire se ci sono margini di mediazione. Follini è stato piuttosto perentorio. Non andrà alla festa dell'Udc che si aprirà a Fiuggi oggi con la relazione di Rocco Buttiglione. Ma ascolterà cosa avranno da dire quelli che, in fondo, sono ancora i suoi colleghi di partito. Se ci saranno novità sostanziali, potrebbe decidere di fare un salto improvviso, magari sabato per sentire con le sue orecchie la prolusione di Casini. Ma quali sono queste novità sostanziali? Follini si attende che Casini faccia ancora qualche passo in avanti verso la definitiva affrancatura da Berlusconi. Magari rilanciando il partito unico dei moderati come aperta alternativa alla federazione della Cdl. Insomma, aspetta che si vada in modo ancora più spedito verso il centro, verso la riunificazione con i centristi che sono nel centrosinistra. Si attende in pratica un nuovo strappo da parte di Casini. E Casini? Nella riunione con i vertici del suo partito, ha spiegato a chiare lettere che la linea dell'Udc «è già stata spiegata in queste settimane in maniera chiara e non ci sposteremo di un millimetro». Niente slanci verso Follini. Visto che i capisaldi sono chiari: non vogliamo morire berlusconiani e la Cdl è finita. Oltre non si può andare, anche perché Casini sa perfettamente che il suo partito non vuole. «Andare da soli è un'operazione velleitaria, chi ci ha provato ha sempre fallito - confessa Buttiglione -. Figuriamoci andare dall'altra parte, i nostri elettori finirebbero con il non capire». Significa che tutto quello che si poteva fare, è stato fatto. Casini è arrivato alle colonne d'Ercole, oltre sarebbe la rottura definitiva con Berlusconi e comunque con il centrodestra visto che Fini non lo segue. Ma il leader dell'Udc sta rischiando piano piano di finire schiacciato dalla macchina che lui stesso ha messo in moto: il terribile gioco della leadership. La leva è stata spostata da «off a on» dagli uomini dell'Udc e adesso Casini vuole fermare la macchina, bloccarla, non stare continuamente a rispondere a domande sul come intende fare fuori il Cavaliere. Ha capito che la partita è ancora molto lontana dalla fine. E anche per questo ha chiesto ai suoi di non alimentare la polemica, di evitare battute e frasi polemiche nei confronti del Cavaliere. Lasciare che sia Forza Italia ad aggredire, in modo da giocare un po' a far la vittima. «Parliamo di cose concrete, parliamo dei problemi, avanziamo proposte per esempio per la Finanziaria», è stata l'esortazione dell'ex presidente della Camera. Nel linguaggio democristiano si evocano sempre le «cose concrete» quando si devono scongiurare le polemche. L'Udc sembra dunque intraprendere la strada che forse gli è più consona: la mediazione. La mediazione sul Libano, la mediazione sulla Finanziaria, la mediazione in generale sulla politica estera. Ma sempre dentro il centrodestra. Il passaggio verso l'Unione sembra rinviato. Per ora.