E Mieli si libera del suo concorrente
Così, appena nominato, Riotta è stato il protagonista - ed il destinatario - di una rivolta degli impianti tecnici, che evidentemente hanno un anima ed in questo modo (dimostrandosi "riottosi") salutavano con affetto il direttore uscente, Clemente Mimun. E pensare che nei corridoi di Saxa Rubra, fino all'altroieri, si sentiva fare il tifo per Antonio Caprarica: ma, come dicono i maligni, era troppo forte la voglia di Paolo Mieli, direttore del Corriere della Sera, di liberarsi del più temibile concorrente casalingo di via Solferino, sempre tra i piedi a Milano. Adesso può dormire con più tranquillità, Mieli: Piero Fassino aveva già pensato ad «azzoppare» un vicedirettore di vaglia come Dario Di Vico, con una lettera pubblicata sulla prima pagina del quotidiano Rcs, Magdi Allam è fuori dai giochi e la cura della «macchina» è assicurata dalla presenza di un lavoratore infaticabile e silenzioso come Paolo Ermini (una garanzia). Infatti, come titolava ieri pomeriggio il sito Internet del Corriere? «Fumata bianca, Riotta al Tg1» (evidentemente c'è chi considera il cda Rai come un conclave). «In piena autonomia», ha voluto sottolineare il presidente della Rai Claudio Petruccioli (ma chi ci crede ancora a queste formule di rito?) la scelta è caduta sul giornalista palermitano, togliendo le castagne dal fuoco a Mieli: Romano Prodi era in Cina, durante la riunione di ieri, ma della sua presenza non c'era bisogno. È il classico "metodo Moggi", per utilizzare la sintesi efficace di Daniele Capezzone, segretario dei Radicali Italiani, il politico che con i "pizzini" voleva smascherare le manovre in atto compiute dalla maggioranza (della quale fa parte) per occupare militarmente la Rai. Chissà se nel nuovo Tg1 di Riotta ci sarà spazio (ovvero interviste) per i suoi nemici, a cominciare da Beppe Grillo. Non parliamo poi del tema degli ascolti: in caso di una caduta verticale del numero dei telespettatori, diventerà obbligatorio cambiare il direttore, e richiamare in servizio Mimun. Un professionista che, insinuano a viale Mazzini, è rimasto «a disposizione del dg» come un prezioso jolly da utilizzare per le emergenze, e con l'obiettivo di non regalarlo - almeno temporaneamente - alla concorrenza di Mediaset (per la gioia di Carlo Rossella, che di notte aveva gli incubi pensando al possibile arrivo di Mimun al Tg5).