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Cognetti: «E ora riprendo i miei progetti»

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Il professor Francesco Cognetti direttore scientifico dell'istituto Regina Elena di Roma commenta così la decisione del Consiglio di Stato di reintegrarlo nel suo ruolo dopo che il ministro della Salute Livia Turco lo aveva destituito. Secondo l'oncologo romano (anche se è nato ed ha effettuato i suoi studi sino al liceo, a Catanzaro), autore di numerose e importanti pubblicazioni, ormai da alcuni anni la percentuale delle guarigioni delle malattie tumorali ha superato la soglia del 50% e per questo non è possibile parlare del cancro come di una malattia incurabile. «Adesso però - continua - occorre compiere un deciso passo in avanti entrando a pieno diritto nell'era della medicina molecolare e delle terapie personalizzate». Quali sono adesso gli obbiettivi del Regina Elena? «Ad esempio contro le malattie polmonari, nel nostro progetto finalizzato di biologia molecolare, al quale abbiamo dato il primo impulso lo scorso anno e che intendo portare avanti adesso con tutto il mio impegno, possiamo realizzare una banca di tessuti tumorali e di cellule di sangue periferico e siero, unica al mondo. Con questi materiali potremo dare vita a studi che consentano di associare le caratteristiche genetiche del singolo paziente e delle cellule che compongono la sua neoplasia non solo alla prognosi, ma anche e soprattutto alla risposta al trattamento chemioterapico». Come individuerete la risposta del singolo malato? «Una parte importante dello studio di chemioterapia sarà la caratterizzazione farmacogenomica di tutti i pazienti». Farmacogenomica, biologia molecolare: l'oncologia, sta davvero cambiando. «Certamente adesso si può ipotizzare che i risultati della nostra ricerca con vasti apporti internazionali cambieranno radicalmente l'approccio nei confronti dei tumori polmonari in fase precoce, consentendo di personalizzare la terapia per ogni singolo paziente, ottimizzando così il rapporto tra costi (in termini di tossicità) e benefici (in termini di efficacia). Infine l'analisi delle variazioni che la chemioterapia induce nell'assetto genico delle cellule tumorali, potrà portare ad una migliore comprensione dei meccanismi che sono alla base della sensibilità delle cellule tumorali ai farmaci chemioterapici e consentirà di identificare nuovi bersagli molecolari che potranno in futuro essere utilizzati a scopo terapeutico con lo sviluppo di farmaci realmente innovativi». Lei quindi ha ripreso in pieno la sua attività? «Certamente e con l'obbiettivo ultimo di dare il massimo nell'interesse soprattutto dei malati i quali giustamente aspettano da noi e dal nostro istituto un impegno totale». E il suo rapporto con il ministro Turco? «È quello della più ampia collaborazione, su nuove basi: non ci sono da parte mia preclusioni di nessun genere. La ricerca scientifica non conosce casacche politiche o ideologie».

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