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Bertinotti: «Non si metta in discussione la sua esistenza»

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Dalle manifestazioni di piazza con «contorno» di bandiere bruciate, alle accuse nei confronti degli «atti di terrorismo» di Tel Aviv, il campionario è ricco. L'ultimo episodio due giorni fa nella sala delle Colonne di Montecitorio. Un incontro, proposto dai Comunisti Italiani e organizzato dalla Lega islamica contro la diffamazione, dal titolo: «La pace è l'imperativo - vittime di un popolo vittima». Un incontro che si è trasformato in una contro-celebrazione dell'11 settembre in chiave anti imperialista e, soprattutto, antisionista. «Merito» dello pseudo-rabbino austriaco Moshe Friedman (ieri l'unione delle comunità austriache ha diffuso un comunicato con il quale ha reso noto che Firedman «non è mai stato accreditato come rabbino in Austria») che ha sfruttato l'occasione per lanciare i suoi proclami contro Israele definendolo «nemico sionista». Abbastanza per spedire sul banco degli imputati sia i Comunisti Italiani (sono stati loro a fare richiesta per la sala) sia il presidente della Camera Fausto Bertinotti reo, secondo i più, di non aver vigilato su quello che accade all'interno del palazzo di Montecitorio. E se i primi si sono limitati ad una fredda dichiarazione del capogruppo alla Camera Pino Sgobio («Pensavamo fosse un'iniziativa lodevole. E non rispondiamo dei contenuti»), il «compagno» Fausto è andato oltre. Parlando con i giornalisti, Bertinotti ha prima ribadito che con l'organizzazione dei convegni nei locali della Camera la presidenza «non c'entra né punto né poco», poi ha difeso l'esistenza dello Stato di Israele. «Per quello che mi riguarda, e che è noto - ha detto -, penso che qualunque atteggiamento che metta in discussione l'esistenza dello Stato d'Israele sia inaudito per gravità. La costruzione di due Stati per due popoli, quello israeliano e quello palestinese, che possano convivere, è l'unica possibilità di portare la pace in Medioriente». Parole che non hanno comunque placato le polemiche. Ieri anche Emanuele Fiano (Ds), segretario dell'associazione «Sinistra per Israele», si è augurato «che il presidente della Camera voglia appurare quanto successo» esprimendo però il suo rammarico, oltre che per il convegno, anche per l'incontro avvenuto a Teheran tra Pier Ferdinando Casini e il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad. «Esprimo disappunto - ha affermato - per aver visto la faccia sorridente dell'ex presidente della Camera mentre stringe la mano a uno dei maggiori nemici dello stato di Israele». Compatta nel condannare quanto accaduto l'opposizione. «Le regole per l'assegnazione delle sale da parte della Camera dei Deputati vanno assolutamente riviste» ha dichiarato Maurizio Gasparri dell'Esecutivo di Alleanza Nazionale. «Il presidente della Camera Bertinotti - ha proseguito - e il gruppo che ha chiesto una sala per il convegno devono dare delle spiegazioni immediate e plausibili. Le loro giustificazioni non valgono, ancor più considerando che il convegno si è tenuto in concomitanza con le celebrazioni in ricordo dell'11 settembre. Si è trattato di un episodio vergognoso, di una vera e propria esplosione di antisemitismo ospitato dalla Camera dei Deputati. Bertinotti non se la può cavare con un'alzata di spalle». Gli fa eco il coordinatore nazionale di Forza Italia Sandro Bondi: «Trovo molto triste che nel giorno in cui tutto il mondo ha ricordato e onorato le vittime del terrorismo, e inviato al popolo e al governo americano, i sentimenti della solidarietà e dell'amicizia, in Italia abbiamo dovuto assistere alle farneticazioni di coloro che odiano l'America e odiano Israele». E il presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga affida a Il Tempo un appello per il Rabbino Capo di Roma e per il presidente della Comunità: «Vi invito a celebrare nella Sinagoga Maggiore di Roma, che fu oggetto di attentati del terrorismo islamico, un rito di espiazione per la nefanda e truffaldina iniziativa del Pdci contro l'ebraismo e lo Stato d'Israele, che si è svolta a Montecitorio con la

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