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Lo scorporo di La7 da Telecom era l'ultima possibilità per De Benedetti di acquisire il canale e creare un terzo polo

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Che significa telecomunicazioni. Che significa futuro, potere, denaro. Che, nel presente, si traduce con telefonia, internet, televisione. Un impero ai cui confini si svolge da mesi una singolar tenzone. La contesa è su La7, il canale privato che fa il «paio» con Mtv Italia e doveva essere in origine l'avanguardia del cosiddetto Terzo Polo alternativo all'azienda pubblica e a Mediaset. Un piccolo cuneo nel duopolio televisivo nato sulle ceneri di Telemontecarlo, a sua volta fondata nel lontano 1974, e oggi «allargato» anche al digitale terrestre. La7 è della Telecom, cioè di Marco Tronchetti Provera. Da tempo, però, c'è qualcuno che cerca di strappargliela di mano. E, per farlo, non esita ad utilizzare ogni mezzo che ha a disposizione, dai giornali di sua proprietà, alla magistratura. Anche lui è nel «campo» dei media. È l'editore di La Repubblica, possiede il gruppo Espresso e, per quanto riguarda l'etere, nel dicembre 2004 ha acquisito per 115 milioni di euro l'emittente ReteA dal «collega» Peruzzo. L'ultima speranza di Carlo De Benedetti era legata allo scorporo di Tim (e di La7) da Telecom Italia. Ma anche questa volta le sue ambizioni sono state frustrate. Almeno per il momento. La7, infatti, è rimasta nel gruppo. La battaglia fra i due imprenditori non è cosa recente. Già cinque anni fa De Benedetti, consigliere indipendente di Pirelli, si schierò contro l'operazione Olimpia-Telecom (Olimpia è la holding che detiene il capitale di maggioranza relativa di Telecom Italia). Con l'acquisto di ReteA l'Ingegnere e il Dottore sono entrati in competizione diretta. Da un lato, c'è il progetto di creare nel gruppo Espresso un «grappolo» musicale rappresentato dai programmi di All Music (che trasmette su ReteA), dalle tre radio e dai servizi online. Dall'altro, Tronchetti Provera ha aggiunto a Mtv (che come All Music si rivolge a un pubblico giovane appassionato di musica moderna) Elefante Tv, comprata nell'ottobre 2005 per 115,5 milioni di euro. L'obiettivo, in questo caso, è disporre di maggiori capacità di trasmissione per il digitale terrestre. Il 28 marzo scorso Telecom Italia Media, a cui fanno capo La7 e Mtv, ha fatto ricorso al Tar di Napoli per chiedere ai giudici amministrativi l'annullamento dell'autorizzazione per ReteA a trasmettere e il risarcimento dei danni. Quasi certamente una reazione alla richiesta fatta a gennaio dalla stessa ReteA di annullare la delibera dell'Authority per le Comunicazioni sull'acquisto di Elefante tv. Una guerra in piena regola, insomma. Da tempo, come dicevamo, Telecom è nel mirino della stampa debenedettiana. Tanto da far perdere la calma al «gelido» Tronchetti Provera. «La nostra società è al centro di attacchi esterni lanciati da una parte della stampa che deforma la realtà, cercando di dare un'immagine dell'azienda e del gruppo totalmente diversa», ha tuonato il 28 luglio scorso il Dottore in una videoconferenza rivolta a tutti i dipendenti della Telecom e in risposta allo scandalo sulle intercettazioni telefoniche che ha investito il gruppo come uno tsunami. Per l'imprenditore la Telecom era finita al centro di una «turbolenza mediatica», alimentata da «gruppi editoriali senza scrupoli, che hanno portato attacchi esterni al solo scopo di indebolire l'azienda». Il riferimento è ai reportage e ai servizi di La Repubblica sull'inchiesta della procura milanese su Telecom Italia, che avrebbe portato alla luce la creazione di un sistema per accedere e poi scaricare tabulati telefonici senza lasciare traccia. Una rete di ascolto non autorizzata dalla magistratura, e quindi illegittima, che avrebbe messo in evidenza le «distorsioni» del sistema di sicurezza dell'azienda. Nel novembre del 2005, poi, si diffondono voci su una possibile cessione di La7, a causa della scarsa redditività del canale. E, fra le indiscrezioni, emerge quella su una trattativa segreta fra Marco Tronchetti Provera e nientepopòdimenoche il Cavaliere, che avrebbe fatto così il suo ingresso (anche) nel settore della telefonia. Ma se Berlusconi fosse

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