Berlusconi rischia di finire nell'angolo
Ma l'Ingegnere ha davvero rinunciato a sacrificare il suo «credo» politico sull'altare del vantaggio finanziario? È quanto si chiedono ora in molti che ora discutono sui passi che potrebbero o non potrebbero fare i due, Berlusconi e De Benedetti, in cordata o singolarmente. Il tam tam che ieri circolava a Piazza Affari è quale sarà ora la strategia di Berlusconi. Il rischio per Mediaset è di essere tagliata fuori dai grandi cambiamenti in corso sullo scenario dei media. Il riassetto di Telecom prelude al disegno di Tronchetti Provera di spostare il core business dalla telefonia ai media. L'accordo con la 20th Century Fox di Rupert Murdoch per offrire i film della Fox su «Alice Home TV», il servizio IPTV di Telecom, potrebbe essere il primo passo di un'intesa a più ampio raggio con il magnate australiano. In ballo c'è la veicolazione dei contenuti sulle diverse piattaforme dalla banda larga, al digitale terrestre a Internet. Difficile pensare quindi che Berlusconi resti fuori da questa partita tanto più che Mediaset sta puntando molto sul digitale terrestre. Ma il Cav è già nel mirino per il conflitto d'interessi che potrebbe ostacolarne qualsiasi entrata in gioco, almeno in prima persona. Se quindi l'operazione Telecom dovesse di evolvere, Berlusconi potrebbe di nuovo trovarsi di fronte al bivio, come dicono nel suo entourage: continuare a occuparsi di politica o mollare la Cdl e tornare a tempo pieno a fare l'imprenditore. L'ex ministro delle Comunicazioni e esponente di Alleanza Nazionale, Maurizio Gasparri, afferma che se si svilupperà l'alleanza tra Telecom e Murdoch, verrà a formarsi un colosso dei media e nessuno quindi potrà più scagliarsi contro Berlusconi e chiedere la modifica della legge Gasparri. «Se dovesse essere formalizzato l'accordo con Murdoch ci potrebbero essere problemi di concorrenza visto che l'intesa potrebbe dare vita ad una alleanza potentissima sia sul satellite che sul fronte della tv via internet e sui telefonini». Poi Gasparri si chiede se ci saranno imprenditori italiani interessati all'acquisto di Tim per evitare che possa finire in mani straniere. Stessa preoccupazione anche da parte di Renzo Lusetti, responsabile per l'informazione della Margherita. «Temiamo che Tim possa passare in mani straniere anche per l'inevitabile disagio che ciò comporterebbe ai dipendenti dell'azienda. Non si può prescindere dalle ricadute di carattere occupazionale che un'operazione del genere potrebbe produrre». « Ormai - osserva- l'Italia non possiede nessun operatore di telefonia mobile: tutti sono stati acquistati da gruppi stranieri. Tim è l'unica compagnia di telefonia mobile che può dirsi italiana a tutti gli effetti. La sua vendita sarebbe una grande perdita per il nostro Paese».