«Le nomine? Io sceglierei un interno»
Clemente Mimun ha rilasciato all'Ansa un'intervista nella quale parla senza peli sulla lingua delle telefonate dei politici, dell'invito a Cappon e Petruccioli al Tg1 per parlare delle vicende Rai, del suo stupore per il silenzio del sindacato che non ha invocato, a differenza di altre volte, nomine interne. Direttore con che stato d'animo vive queste ore? «Ho la coscienza a posto. Non a caso ho inviato al vertice Rai i dati, indiscutibilmente ottimi, di 12 anni di lavoro alla guida di Tg2 e Tg1...Ma c'è chi pensa che io abbia sbagliato indirizzo...» A parte le metafore dicono che non vuole mollare. «Io prenderò atto di quel che deciderà l'azienda,ci mancherebbe altro. Spero che i vertici Rai sappiano almeno confezionare per il futuro proposte adeguate alla mia storia e a quel che ho dimostrato di saper fare, altrimenti ognun per sè e Dio per tutti». Le piace l'idea della diretta tv del cda della Rai? «Sarebbe grande radio, o tv, ad alto tasso educativo per i cittadini e a bassissimo costo per l'azienda. Ma è una boutade, le norme non lo consentono e Sandro Curzi non ci ha mai neanche lontanamente pensato. Non mi spiace l'idea, avanzata da qualcuno, che per un criterio di trasparenza, a fine consiglio,i componenti il cda facciano una conferenza stampa congiunta per spiegare come è andata». Posto che è evidente che i direttori dei tg ricevano chiamate da destra e sinistra, D'Alema ha detto che non ha mai telefonato ai direttori dei tg, Fassino rivela, invece, che ha chiamato solo per protestare, mai per chiedere assunzioni. È vero? «Nessuno dei due chiama per segnalare eventi politici, ci pensano, come è giusto e corretto, i loro uffici stampa. Quando Fassino mi ha telefonato ha usato anche toni alterati e parole volgari. Poiché rispondo a tono, non ci siamo parlati per anni. È vero che, al telefono, non mi ha mai raccomandato nessuno». Ha mai pensato di fare un editoriale sul caso nomine? «Io faccio editoriali solo quando arrivo ed il giorno del commiato. Ho, piuttosto, invitato sia il Presidente Petruccioli che il Direttore Generale Cappon in studio al Tg1 delle 20 per parlare delle vicende Rai». E al loro diniego? «Ho confermato loro che, finché il Tg1 lo dirigo io, sono invitati tutti i giorni per spiegare, controbattere a polemiche, raccontare quanto di nuovo si propongono di fare. Senza trucchi e senza inganni. E tutti e due sanno che ho una parola sola!» Cosa l'ha stupita di più in questi giorni? «Il silenzio assordante dei sindacalisti Rai sulla scelta di esterni per i telegiornali. Negli anni passati fecero le barricate. Ma anche l'omertà di chi blatera spesso sulla necessità di avere la "patente" per fare la tv e in queste ore fa finta di non vedere, o fa spallucce. Vede i nomi che si fanno sono quelli di ottimi giornalisti. Ma sarebbe giusto dire chiaro e tondo che anche tra quelli della Rai ci sono fior di professionisti». Pensa a Caprarica? «Ce n'è più d'uno. Ci sono brave giornaliste e bravi giornalisti, che parlano diverse lingue, conoscono il galateo ed hanno perfino scritto libri. Vede magari, pur essendo tifosi della sinistra, saprebbero garantire l'equilibrio necessario». E perché sono fuori dai giochi? «Ammesso che lo siano, forse perché hanno solo una forte identità professionale e politica e poca dimestichezza con altri mondi e altri poteri, che oggi qualcuno definisce dominanti». E per lei che prevede? «Dipende dall'azienda, dai suoi vertici e dal cda. Se necessario qualche settimana di riposo, poi se sarà possibile mi ritufferò in una nuova, speriamo, stimolante esperienza professionale. Ma per ora non saprei dire quale. Staremo a vedere...»