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Berlusconi-Udc, alleati per forza

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E allora per il momento fanno un po' la vita di quelli che sono separati in casa. Costretti a convivere anche se c'è chi continua a tirare i piatti». La fotografia dell'attuale rapporto tra Berlusconi e Pier Ferdinando Casini la fa un deputato di Forza Italia molto vicino al Grande Capo. Ed è probabilmente l'immagine più aderente alla realtà. Gli ultimi strappi hanno portato il leader dell'Udc su posizioni sempre più lontane dal Cavaliere. E i fedelissimi di «Pier» raccontano che stavolta l'ex presidente della Camera è deciso a non tornare indietro. «Non vuole neppure sentir parlare di rappacificazione — spiegano — L'altro giorno era a pranzo a Roma al ristorante da Fortunato con alcuni deputati e ha detto cose irripetibili su Berlusconi. Stavolta è deciso ad andare per la sua strada, confidando che Prodi non arriverà al prossimo anno e che il Capo dello Stato piuttosto che indire nuove elezioni farà un governo tecnico. E a quel punto Casini giocherà la carta del nuovo partito di centro». Un'operazione alla quale potrebbero guardare con interesse, ad esempio, i parlamentari della Nuova Dc. Anche se un senatore di lungo corso come Mauro Cutrufo liquida la questione con poche battute: «Questa rivalità tra uno che ha il 5 per cento e uno che ha il 25 è stucchevole. Vediamo cosa succede, se son rose fioriranno». Berlusconi, per il momento, resta a guardare. Resistendo alla tentazione di attaccare frontalmente il suo alleato. «Il motivo è semplice — racconta ancora un deputato di Forza Italia — Noi non possiamo assolutamente permetterci che l'Udc passi dall'altra parte andando a rafforzare il governo Prodi. E allora, almeno da parte nostra, c'è molto senso di responsabilità. Berlusconi sta tenendo un profilo molto basso, evitando di entrare in polemica». D'altra parte, però, dentro Forza Italia sanno anche benissimo che l'elettorato dell'Udc non capirebbe un passaggio armi e bagagli con l'Unione. Quindi, ragionano, nonostante le sue frenesie, Casini alla fine sarà costretto a restare nel centrodestra. E il motivo di tanto agitarsi da parte dell'ex presidente della Camera, secondo i più smaliziati dentro Forza Italia, ha motivazioni molto più semplici — e concrete — di quelle di creare il famoso Grande Centro. O magari di «scippare» la leadership a Berlusconi. «Casini — spiegano — ha dovuto marcare la sua differenza con il Cavaliere per non perdere un'altra parte del partito. Follini e Tabacci erano pronti ad andarsene. E a portarsi dietro un po' di parlamentari. Un'emorragia che il leader dell'Udc non poteva permettersi dopo quelle già avvenute in passato. Così, invece ha ricompattato tutto il partito». Su posizioni che, a ben vedere, sono le stesse che Follini aveva espresso all'inizio dell'anno e che gli erano invece costate il posto di segretario. Ma c'è anche un altro motivo, ragionano i deputati di Forza Italia, che ha guidato la mano di Casini. «L'Udc è un partito dove conta molto il potere, i posti che si possono occupare. Lasciandosi le mani libere di poter trattare di volta in volta con la maggioranza i singoli provvedimenti Casini sa di poter avere in cambio qualcosa. Ma non è una strategia a lungo termine. Alla fine sa che fuori dalla Cdl per lui non c'è spazio». Ragionamenti che Berlusconi conosce bene. E che lo hanno spinto, per il momento, a non attaccare il suo alleato, a lscaiarlo fare. Sapendo che alla fine dovrà tornare da dove è partito. Pa. Zap.

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