L'incontro con il colonnello Gheddafi
Ho cercato di rompere questa difficoltà, credo ci fosse uguale buona volontà da parte del leader libico, credo che i tempi per questa riconciliazione si accorcino». Lo ha detto il presidente del Consiglio Romano Prodi, in una intervista esclusiva a Sky TG24 durante il volo di ritorno dalla Libia, dove venerdì sera ha incontrato il leader libico Gheddafi. È una «riconciliazione - ha detto Prodi - importante per tutto. Sotto il profilo umano», per quanto riguarda «i problemi dell'immigrazione», e «dal punto di vista economico. La Libia - ha detto il presidente del Consiglio - ha un'enorme ricchezza pubblica, dello Stato, che deriva dal petrolio, e sta costruendo il suo futuro con investimenti di ogni tipo. L'Italia è infinitamente meno presente di quanto non dovrebbe. Non possiamo lasciar passare il tempo così, lasciando che i rapporti finiscano nel nulla. Quindi - ha concluso Prodi - non bisognerebbe aver fretta, ma io ho fretta». Sui rapporti tra Europa e Africa, Prodi ha detto che in Libia «si aspettano tanto da un rapporto nuovo con l'Europa anche perchè l'Africa è molto turbata da una Cina che sta sconvolgendo gli assetti economici di un continente, mentre l'Europa sembra in qualche modo ritrarsi. Non si vuole tornare al passato, né, evidentemente, al colonialismo o a rapporti asimmetrici, ma non c'è uno schema per il futuro e quindi il problema - ha proseguito Prodi - è se l'Unione Europea deve fare o no un passo verso l'Africa. Lo chiede il presidente dell'Unione Africana, lo chiede il Colonnello Gheddafi, lo chiedono tutti. Bisogna dare una risposta». Sul problema dell'immigrazione il premier ha spiegato di aver ricordato a Gheddafi che «è un problema europeo e africano, non solo italiano e che esiste un problema di sviluppo delle aree e un problema di sorveglianza delle aree da cui gli immigrati partono». Di ritorno, in nottata, dal deserto libico e dall'incontro con Gheddafi, e prima di salutare il presidente albanese Sali Berisha, il primo ministro italiano ha illustrato i termini di una proposta che dopo l'ok il 14 settembre del Consiglio degli Affari esteri europei, darà un contributo determinante alla sicurezza della missione militare in Libano e al nodo cruciale di disarmo di Hezbollah. «Nei giorni scorsi ho avuto diversi contatti - premette il Professore - con il presidente siriano Assad. Uno dei problemi è il controllo della frontiera Siria-Libano perchè noi riteniamo che attraverso questa frontiera, così permeabile, possano passare quantitativi rilevanti di armi in transito verso il sud del Libano». E quando Assad assicura 500 uomini in più, Prodi rilancia per sbloccare il rifiuto di Damasco alla presenza di militari Unifil sulla frontiera Siria-Libano. «Saranno - spiega il premier - più che semplici osservatori, perchè parteciperanno al controllo, saranno guardie di frontiera europea che, per rispetto della sovranità siriana, non saranno né armate né in uniforme». L'intesa con Damasco è stata trovata tra giovedì e venerdì in una fitta rete di colloqui: prima con Assad, subito dopo con l'alto rappresentante della Ue per la politica estera Solana e il segretario generale dell'Onu Annan, che «hanno condiviso le mie valutazioni».