«Cercano solo un po' di visibilità»
Bordon: «Certe posizioni frutto di questa demenziale legge elettorale»
Willer Bordon non lesina aggettivi per definire quella che, secondo lui, è la causa principale dei continui scontri all'interno della maggioranza. Il presidente dell'Assemblea Federale della Margherita non è spaventato dal ritorno della «sinistra del no» e non teme che possa ripetersi quanto accadde nel 1998. «Francamente - dice - mi sembra che il clima sia assolutamente diverso». Però, su Finanziaria e pensioni, Bertinotti e il Prc sono tornati a lanciare i loro diktat? «Innanzitutto vorrei ricordare che Bertinotti è il presidente della Camera e non ha un ruolo di direzione politica. Certo, essendo un uomo di passione è inevitabile che, talvolta, partecipi al dibattito. Comunque proprio le parole di Bertinotti chiariscono che il clima del '98 è lontano». Perché? «Cito testualmente il presidente della Camera: "Credo che non ci siano alternative: se questi partiti che sostengono l'Unione non ce la fanno in questi cinque anni penso farebbero meglio a ritirarsi dalla politica". Se questa non è una dichiarazione di sostegno forte al governo...!» Allora, le discussioni di questi giorni sulla manovra? «Si tratta di discussioni normali rispetto alle tempistiche del risanamento. Nessuno mette in dubbio l'entità della manovra, che sarà di 30 miliardi, semmai si discutono le forme. È chiaro che ci sono sensibilità diverse anzi, mi verrebbe da dire, per fortuna che è così». Non crede che qualcuno, all'interno della maggioranza, sfrutti questa diversità per ottenere un po' di visibilità? «È possibile e, ahimé, inevitabile. È il frutto di questa demenziale legge elettorale che ha esasperato il proporzionalismo. Così ogni partitino è costretto a rivendicare la propria visibilità». Per la verità anche qualche senatore sembra in cerca di visibilità. Cosa ne pensa dei movimenti di Follini e De Gregorio? «Noi ci siamo presentati alle elezioni con uno schieramento e un accordo di programma. Abbiamo ricevuto un mandato a governare per 5 anni. È chiaro che, se non ce la facciamo, si torna a votare. Detto questo non poniamo limiti alla provvidenza. Se qualcuno come Marco Follini, che da tempo ha espresso il proprio disagio, vuole aggiungersi a noi, non è un problema. L'importante è non modificare la maggioranza». E De Gregorio? «Dov'è lo scandalo? De Gregorio aveva già fatto la sua scelta qualche mese fa quando era stato eletto presidente della commissione Difesa con i voti della Cdl». Non crede che questa sua fuoriuscita creerà problemi alla maggioranza al Senato? «Non di più di quelli che già c'erano. La scelta di De Gregorio non aggiunge niente ad una situazione problematica che c'è ma che, in questi mesi, non ci ha impedito di fare tutto quello che abbiamo fatto».