Il presidente Petruccioli
A lanciare l'allarme dopo il Cda di mercoledì che si è concluso con una fumata nera è il presidente della Rai Claudio Petruccioli. «La Rai è un'azienda che ormai da molti anni non è più ben governata, è piegata su se stessa, seduta, e serve uno scatto - ha proseguito Petruccioli - Uno scatto di corresponsabilità, d'equilibrio, e d'orgoglio. Uno scatto di senso della missione, dell'appartenenza e della misura. Dobbiamo stimolare e possiamo essere aiutati anche da fuori. Aiuto - si è lamentato Petruccioli riferendosi al Palazzo - che non sempre viene. Serve rispetto della Rai e di coloro che ci lavorano - ha poi aggiunto riferendosi alla stampa - Assurdo parlare di liste di proscrizione quando si procede a nomine. Noi queste liste non le facciamo. E la prima regola che questo cda si è dato nel cominciare a parlare di nuovi incarichi è stata evitare "dirigenti appesi". Vivi ma appesi. La regola del servizio pubblico- ha concluso il presidente dell'azienda pubblica - non è di escludere ma di includere. Questa è una vicenda che ha prodotto tanti danni, ma speriamo che si possano sanare». Un appello, quello di Petruccioli, per invitare la politica a fare un passo indietro o un passo in avanti? «La politica deve imparare a stare al proprio posto - ha semplificato Sandro Curzi - Le nomine in Rai e le decisioni strategiche le prendiamo noi consiglieri in accordo con il cda, senza interferenze e senza "papocchi". Il nuovo direttore del Tg1 non ce lo facciamo consigliare dai partiti. L'unica cosa che può e deve farci capire la politica è se il nono consigliere, il fiduciario Angelo Maria Petroni (vero ago della bilancia al momento di un eventuale voto sulle nomine, ndr) gode ancora della fiducia del Tesoro. Il ministro dell'Economia ci deve dire se è portatore o meno all'interno del consiglio d'amministrazione - ha concluso Curzi - della linea dell'editore».